
GASPORT (A. CATAPANO) - Undici minuti di attesa, un tempo più che ragionevole, eppure sembrano interminabili. Cinquantamila corpi scossi da un brivido, segnale di un certo pessimismo: la squadra non trova la marcia giusta, il motore è freddo a dispetto del clima, più che una rimonta si annuncia una cronoscalata. Vuoi vedere che pure questa ci resterà sul gozzo? Ecco, Riise galoppa come un soldato della cavalleria, ne supera uno, un altro, ma finisce per cascare da cavallo. Cerci sfugge come unanguilla ai suoi carnefici, ma poi abbocca allamo con tutti gli scarpini gialli. Vucinic improvvisa uno slalom che farebbe la sua figura pure a Vancouver, ma la discesa si infrange sul portiere. Il Panathinaikos non sta a guardare. Cissè fallisce un aggancio sotto porta, il pallone resta sospeso nellaria, lo stadio trattiene il respiro.
Stregata Scocca lundicesimo minuto: la Roma finalmente scatta, uno stadio intero si alza sui pedali per staccare lavversaria e liberarsi della prigionia di un sogno. Si rivelerà soltanto unamara illusione, ma in quel minuto tutto lOlimpico ha già completato la rimonta e vede il lieto fine della favola. Riecheggiano le parole di Ranieri: «Riporteremo a Roma un trofeo europeo dopo cinquantanni». La gente gli aveva creduto, precipitandosi al botteghino, sicura che questa sarebbe stata una notte magica, da raccontare ai nipotini, «io cero». Il tempo, però, sa essere molto crudele: così, 50 anni finiscono inghiottiti in 7 minuti, tanti ne bastano per farsi colpire da Ninis e Cissè e pensare alla ritirata. La Roma è tramortita, qualcuno prova a reagire, De Rossi come al solito è lultimo a cadere. Ma pure il suo gol è unillusione, come tutta questa serata stregata. La curva piange il canto delle sconfitte («Che sarà, sarà...»), Toni e Totti masticano amaro in tribuna, pure a loro è rimasta sul gozzo. Si sbrigassero a tornare.