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La stella d'argento, Claudio Villa, Mou. E la nostra serena convinzione dei forti

04/02/2010 alle 08:51.

IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Onanisti o romanisti, a noi questa cosa della stella d’argento, “che brilli nel ciel, il tuo splendor mi fa morir di nostalgia”, voce di Claudio Villa, trasteverino, romanista e motociclista, ci lusinga parecchio. E piace pure all’altro Claudio, quello testaccino, che ha lanciato ieri l’editto: “Voglio la Coppa Italia”. Lo ha fatto con quel sereno, martellante carisma che da qualche tempo distingue la sua avventura romana, senza nessuna iattanza, la convinzione dei forti.

Una stella d’argento è per sempre, resterebbe lì come un delicato tattoo nella maglia più bella del mondo, una cosa

solo nostra, qualcosa che ci racconta, che diventa pelle prima ancora di essere decoro. La vogliamo questa decima Coppa Italia, più di quanto possano volerla quelli dell’Udinese. Che non hanno stelle né imprese da collocare tra sé e il proprio destino. E vogliamo prendercela come l’ultima volta, all’Olimpico, contro l’Inter (non si azzardino Gilardino e compagni a togliercela di mezzo), alla faccia di Mourinho, il suo broncio, la sua coda in fiamme come trofeo, e un gol di Riise, immancabile e immarcabile, a due minuti dalla fine. Il tempo per Doni della parata decisiva su tiro velenoso di Snejider. Inguaribili.

 

Romanisti, onanisti e ora anche azionisti. Aspettando la stella, l’ultima cosa da sognare, l’azionariato popolare.