Italpetroli, i Sensi al contrattacco di Unicredit sul calcolo degli interessi

24/02/2010 alle 11:25.

IL MESSAGGERO - La famiglia Sensi passa al contrattacco con Unicredit accusando la banca di anatocismo, cioè di calcolare gli interessi sugli interessi. In base all’accusa il debito di Italpetroli - pari a 325 milioni - sarebbe lievitato di circa 70-80 milioni per effetto di questo meccanismo contestato, alterando quindi la posizione reddituale del gruppo che in base ai calcoli al 30 novembre 2008, accuserebbe una perdita di 33 milioni.

Questa contestazione fatta da Rosella Sensi, secondo quanto risulta a Il Messaggero, ieri durante l’assemblea di Italpetroli aggiornata dopo la seduta di venerdì 12, avrebbe provocato la reazione di Unicredit, socio al 49% del gruppo che controlla attività immobiliari, petrolifere e la Roma calcio. Scambio di colpi fra le parti e in particolare tra i rispettivi legali (Agostino Gambino per i Sensi, Francesco Carbonetti per piazza Cordusio).

L’assemblea si sarebbe chiusa con un nulla di fatto e la palla al collegio sindacale che dovrà valutare la fondatezza dei rilievi mossi dall’azionista di maggioranza. I Sensi, quindi ritengono che il debito verso Unicredit sia più basso appunto di 70-80 milioni a causa di un calcolo sbagliato degli interessi che sarebbe stato fatto risalire addirittura a metà degli anni ’90, quando per la prima volta il gruppo romano all’epoca guidato da Franco Sensi e la Banca di Roma, nei primi annii 2000 divenuta Capitalia e nel 2007 fusa in Unicredit, siglarono un piano di ristrutturazione del debito.

Questo errore nella contabilizzazione degli interessi, secondo i legali dei Sensi, accumulandosi negli anni, avrebbe alterato l’esposizione debitoria. Sulla base di questa errata rappresentazione della situazione dei conti, sarebbe stato stipulato l’ultimo accordo per il riscadenzamento del debito a luglio 2008. L’inadempienza dei termini pattuiti per il rimborso - i Sensi non hanno pagato la rata del dicembre 2007 - avrebbe fatto scattare la reazione di Unicredit col recesso da quell’accordo anche a causa della mancata comununicazione del nav, il valore del patrimonio netto i Italpetroli. Unicredit si è rivolto al tribunale di Roma per impugnare la nullità del bilancio del gruppo. Italpetroli a sua volta, ha adito l’arbitrato perchè accerti l’illegittimità del recesso della banca.

Ma ora la mossa a sorpresa potrebbe riaprire tutti i giochi in quanto, secondo i legali dei Sensi, l’anatocismo provoca un’impennata dei debiti che in qualche modo produce i suoi effetti negativi anche sull’andamento gestionale del gruppo. Quindi a novembre 2008 il risultato non sarebbe in ”rosso” di 33 milioni. Per i sindaci una gatta da pelare che segna un’altra puntata di questa saga senza fine.