
IL MESSAGGERO (P. MEI) - Il gol sè fatto aspettare: sè affacciato ora qua ora là, alla porta di Julio Sergio e a quello di Frey. Si è fatto aspettare: non sapeva quale delle due squadre scegliere. Poi, nella Roma testarda e testaccina che sempre ci prova, ha scelto Vucinic. E stato Mirko che al 37 del secondo tempo ha avuto il rimpallo giusto. Il do di petto giusto e il tiro rabbioso che non puoi prendere mai. Uno a zero. La Roma guadagna due punti sul Milan che non segna né subisce contro il Bologna. La Roma è seconda da sola..
La Lazio è terzultima e ne cadranno tre: una squadra con la sua tradizione, la sua storia, il suo tifo non dovrebbe permetterselo. E invece lo fa, e non è più possibile curarla con il brodino dun acquisto scombiccherato (il gol della condanna di ieri lo ha segnato Maxi Lopez che era quello che doveva arrivare e invece arrivò dallaltra parte, a Catania), con un paio di questioni di principio (Pandev: quattro partite e tre gol con lInter), con un gioco che non si capisce quale sia dalla tribuna e, quel che è peggio, non lo capiscono qual è neppure i giocatori in campo: ma cè, un gioco?
Il presidente Lotito si alza dalla poltroncina dove segue ogni match senza un vicino di posto, ma non è un uomo slo al comando; esce coperto dalle guardie del corpo che gli parano anche la testa, alcuni tifosi danno fuoco a qualche giornale e qualche seggiolino, altri sembrano rassegnati al peggio, e la rassegnazione sarebbe davvero il peggio in quel di Formello. Si chiede la scossa classica e Ballardini sembra ad horas: i nomi dei sostituti si rincorrono già numerosi, sul taccuino delle speranze della grinta cè anche quello, suggestivo, del Trap.