Enzo, la più bella parata romana di Julio Sergio

09/02/2010 alle 09:18.

IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Con le mani e con il cuore. «A Roma è nato mio figlio, questo mi fa sentire ancora più legato alla città e alla Roma». Parole di Julio Sergio nel post Fiorentina-Roma, ennesima vittoria dei giallorossi, ennesima sua prova da protagonista. Julio, l’ex clandestino, il portiere nato dal nulla. Brasiliano, origine italiana: Ripa Teatina, provincia di Chieti, in Abruzzo, 3.500 abitanti, la città di Rocky Marciano. Il nonno e il bisnonno sono partiti da lì, il figlio Enzo, partirà da Roma, zona Infernetto, dove è nato un anno fa. Le mani servono per respingere i palloni, il cuore per firmare quel benedetto contratto che lo legherà alla sua Roma per altri ..

Andiamo al presente, del passato come curiosità ricordiamo solo che Doni nella Juventude di Caxias do Sul era la sua riserva. Cose strane della vita. Giulio, come lo chiamano un po’ tutti a Trigoria, ormai è un primo di livello. Del mondo? Non lo sappiamo, di sicuro lo è della Roma, brava e fortunata come lui. Ranieri in questo è stato chiaro: «In campionato gioca lui, in coppa Italia Doni». E in Europa League? Non si sa. Numeri alla mano, Julio Sergio ha praticamente sbarrato la porta e la Roma, che fino a poco tempo fa una delle peggiori difese del campionato, è diventata una delle migliori. Ora è la quinta, con 26 reti al passivo. Il momento topico è stato il derby vinto 1-0. Da allora la squadra di Ranieri ha subito solo 4 reti: due ininfluenti con e Siena, e due molto pesanti nella fase di recupero col Cagliari quando subì la rimonta dei sardi.

Nell’era-Ranieri la Roma, in campionato, ha subito 20 gol in 21 giornate (media 0,95, tre volte la porta è stata difesa da Doni tre volte, da due), mentre quella di Spalletti, dal 2005 al 2009, ha incassato 180 gol in 154 giornate di campionato (media 1,17). E il tecnico toscano, Giulio, non l’ha mai schierato in partite ufficiali prima di quel Roma- che gli ha cambiato la vita.

E che, toccando ferro, resta la sua unica sconfitta di campionato: nelle tre partite perse da Ranieri c’era in porta Doni. Mai una parola contro Spalletti, solo qualche riferimento a Bonaiuti che, in quella Roma, preparava i portieri. Lui sempre il terzo, sempre in tribuna. Sempre con quel cuore grande, molto meno con le mani.