IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Mezzanotte e trentadue minuti, ora di Atene. I tifosi greci del Panathinaikos hanno lasciato lo stadio, festeggiano ancora il gol di Cissé, per il loro 3-2. Quelli della Roma sono nel settore ospiti, cantano lo stesso perché loro sono - siamo - fatti così. Dalla Curva del Panathinaikos, lequivalente della nostra Nord, rientrano cinque ragazzi che scavalcano le barriere ed entrano in campo. Fedele amico di questa scorribanda notturna, neanche a dirlo, un pallone. Corrono sotto il settore dei romanisti, uno si mette in porta, gli altri a turno calciano i rigori.
Nord, rientrano cinque ragazzi che scavalcano le barriere ed entrano in campo. Fedele amico di questa scorribanda notturna, neanche a dirlo, un pallone. Corrono sotto il settore dei romanisti, uno si mette in porta, gli altri a turno calciano i rigori.
Dallo stesso dischetto da cui aveva battuto, qualche minuto prima, Pizarro. Un bambino li guarda e anche un po li invidia. Il primo tiro, parato. Gli "ooohhh" dei tifosi romanisti diventano fischi. Il secondo rigorista, invece, la butta dentro. Ed esulta. Si toglie la maglia marrone, la sventola come una bandiera e corre sotto la curva Sud. Applausi, cori, baci, abbracci. Il suo momento di gloria. Che continua quando accende una torcia rossa e la mette lì, sulla pista di atletica, con gli steward rimasti che sono i primi a farsi una risata. Ancora cori, ancora applausi.
Lapoteosi, però, deve arrivare. Mezzanotte e quarantasei minuti, sempre ora di Atene. I cinque posano il pallone, braccia in alto sotto il settore e via, con la melodia più dolce: un saluto alla Lazio, che viene (con gentilezza, sintende) mandata a quel paese. Partono i greci - certe parole sono universali - rispondono i romanisti. Per tre volte. Gli addetti alla sicurezza dello stadio capiscono che forse si sta esagerando e, pur col sorriso sulle labbra, invitano i tifosi a tornare a casa. Loro salutano, ringraziano e se ne vanno, contenti di aver regalato uno spettacolo difficilmente ripetibile.




