![](/IMG/AS ROMA/OKAKA/0910/BIG-Okaka Londra.jpg)
CORSPORT - How are you? «Fine thank you». Scolastico ma corretto. Lo studente Okaka Chuka procede lento ma sicuro sullimpervia via della lingua inglese. Il Fulham che lo ha adottato con affetto e in allegria, gli ha messo alle calcagna un insegnate tassativamente di sesso maschile. Stefano si è sfidanzato da poco e i suoi occhioni da cerbiattone debano hanno già colpito le ragazzine inglesi, tifose e non. Lo abbiamo scovato nella quiete ovattata del centro tecnico di Coverciano, cullato dalla gioia di una conferma nella nazionale Under 21 dopo lesordio in Lussemburgo, beatamente immerso in unanonima giornata uggiosa fiorentina.
E alla prima domanda, forse ovvia ma inaspettata, ha risposto come un diligente suddito della Regina.
A Londra per una grande avventura, con tante speranze e qualche piccolo rimpianto, ma soprattutto da Londra con amore, perchè ogni parola di Stefano suona in giallorosso, così come il suo telefonino, impazzito di chiamate dopo il suo primo gol made in england. Tutti i suoi fratelli maggiori della Roma lo hanno chiamato per fargli i complimenti.
Lui ricambia con un pizzico di nostalgìa, pronosticando il possibile e limpossibile per la squadra che ha lasciato con una prodezza da lasciare a bocca aperta, il favoloso gol di tacco al Siena che qualche rimpianto ha lasciato anche ai supporter romanisti.
Questa mattina, chiuso il breve stage con lUnder 21 a Coverciano, Stefano torna a Londra dove sta vivendo unavventura nuova e intrigante, che lo farà crescere come calciatore e come uomo, ma il cuore resta in zona Foro Italico, direzione Curva Sud e al cuore non si comanda. Intanto studia da forward vero, fa a sportellate coi rocciosi difensori britannici, va alla scoperta di Regent Street e dintorni, per capire se un giorno potrà tornare a Roma e caricarsi finalmente lattacco giallorosso sulle poderose spalle.
Vive a Chelsea, studia inglese Al Fulham lo hanno adottato Hodgson se lo coccola, lui ha già segnato il suo primo gol al mitico Craven Cottage.
Stefano, da appena quindici giorni a Londra, sponda Fulham, come va?
«Bene, quattro partite, quattro vittorie, e io sono andato sempre in campo anche se non sempre dallinizio».
Un gol segnato ma anche uno «mangiato » proprio allesordio al Craven Cottage.
«Una gioia immensa il primo gol inglese e un piccolo-grande rimpianto per quel gol fallito nella prima partita. Avrei stabilito un nuovo record per la Premier League: il gol più veloce di uno straniero allesordio. Pazienza».
E lambientamento?
«Ottimo, qui siamo tutti amici, cè meno pressione. Pensate, sono arrivato con il Fulham che veniva di cinque sconfitte consecutive e in allenamento tutti ridevano e scherzavano. Evidentemente da Roma ho portato anche fortuna».
Dove abiti?
«A Chelsea, in un condominio dove vivono anche alcuni giocatori del Chelsea, ma vicinissimo al Craven Cottage. I due quartieri sono attaccati. Devo stare attento, se esco insieme a loro rischio di andare ad allenarmi con Ancelotti. Sto da solo ma ogni tanto i miei mi vengono a trovare. Spesso la sera vado al ristorante con alcuni amici italiani che vivono a Londra. Mangio rigorosamente italiano e spero di continuare così».
Hodgson?
«Un vero signore, gli devo già molto e spero di ricambiare in campo».
I difensori inglesi. Sportellate vere o presunte?
«Sono solo più grossi di quelli italiani e a me non dà fastidio».
Hodgson ti parla nel suo italiano, ma tu come fai con i compagni di squadra?
«Tranquilli, in qualche modo mi faccio capire, piano piano un po di inglese affiora e poi cè Zubi, il portiere di riserva, che è svizzero ma conosce anche litaliano e mi aiuta».
Differenze nel modo di giocare?
Tante. In Inghilterra di tattica ce nè veramente poca. Si corre, si danno e si ricevono botte e chi è più forte quasi sempre prevale. In Italia il calcio è molto più sofisticato sotto il profilo tattico».
Hai lasciato la Roma con una prodezza da stropicciarsi gli occhi. Quante volte hai rivisto quel colpo di tacco?
«Due o tre volte su Youtube».
E nei tuoi pensieri?
«Tante, tante».
Eppure a Roma qualcuno non ha creduto in te.
«Questione di ambiente, non di addetti ai lavori. Se invece di essere cresciuto per cinque anni nel vivaio giallorosso fossi arrivato da qualche paese esotico, sarebbe stato tutto più facile. Ma fa parte del gioco, soprattutto a Roma dove fai presto a ritrovarti in cima al Colosseo e altrettanto rapidamente ti fanno scendere in cantina. A me interessa il giudizio di chi sa realmente cosa significa un tiro in porta o fare uno scatto di venti metri o un movimento a tagliare dentro larea».
Hai lasciato una Roma in corsa e che corre. Dove può arrivare?
«Ovunque. LInter può perdere punti e noi (dice proprio così, noi, ndi.) siamo pronti ad approfittarne per lo scudetto, ma anche arrivare secondi sarebbe un mezzo miracolo dopo il deludente avvio di stagione. Anche Coppa Italia ed Europa League sono alla portata. Lunico problema è quello di mantenere la forma di questo periodo».
Totti è sempre alle prese coi suoi malanni al ginocchio.
«Francesco è il mio capitano, un grande giocatore ma soprattutto un ragazzo eccezionale, semplice, disponibile. Un fratello maggiore. Di lui esce troppo stesso unimmagine stereotipata che non lo rappresenta in alcun modo. Spero recuperi presto e bene».
La Roma gioca domani ad Atene
«In bocca al lupo alla squadra. Lostacolo è importante, ma la Roma può passarlo ».
A proposito, in teoria ci potrebbe essere anche una finale Roma-Fulham in Europa League.
«E per fortuna, si fa per dire, io non posso giocarla (avendo già presenze in giallorosso in questa edizione, ndi). Altrimenti sai che tensione. Così me la vedrei dalla tribuna e... che vinca il migliore ».
Con quel colpo di tacco al Siena quasi quasi avevi costretto Ranieri a ripensarci.
«No, era già tutto deciso, nessun ripensamento e Ranieri mi ha detto che la scelta era quella giusta. Scelta che, ci tengo a chiarire, è stata in primo luogo mia. Daltronde anche il mister ha fatto una bella esperienza in Inghilterra e credo gli sia stata utile».
Dopo il buon debutto in Lussemburgo, Casiraghi ti ha richiamato nellUnder 21.
«Una convocazione che mi fa molto piacere. Tanto per tornare al discorso di prima, Casiraghi è stato un attaccante di grande livello, per me la sua stima è importantissima ».
Roma, Fulham, maglia azzurra della 21. Che stagione è per Okaka?
«Di costante crescita, in tutti i sensi. Sento che la strada è quella giusta e conto di percorrerla bene e di arrivare lontano ».
Infortunato Paloschi, il 3 marzo a Rieti lUnder 21 potrebbe scendere in campo con una coppia dattacco di formidabile impatto. Balotelli-Okaka.
«Già, anche due neri. E con Ogbonna sarebbero tre. I tempi cambiano, lItalia è sempre più multietnica e noi di seconda e terza generazione siamo italiani veri, mica oriundi».
Con Mario hai mai giocato?
«Mai, però lo conosco bene. Ha un carattere un po fragile, ma è un bravo ragazzo e soprattutto un campione, nonostante sia giovanissimo».