
IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Il giorno in cui Rosetti smetterà di arbitrare ci prenderemo una sbornia colossale. Poco ma sicuro. Con la Fiorentina in vantaggio 1 a 0, lIneffabile nega ai viola un rigore che urla su Montolivo, ridà fiato e tromba a un Milan molle come una vecchia zia e lo porta per mano al secondo posto, scippandolo a noi e condannandoci ai soliti cattivi pensieri. Di essere, cioè, noi della Roma, gli abusivi di coccio in una festa che non ci riguarda, tutta milanese, tutta di palazzo, noi che tuttal più, poveracci, ci facciamo le seghe sulle palafitte. Trasformiamo tutto questo in rabbia. Rabbia pura. Ranieri sa come farlo. Da San Siro arriva invece la discreta notizia, almeno così la penso io, che lInter potrebbe andare avanti e dunque spolparsi nello psicodrammone della Champions.
La Roma stasera può e deve sbarazzarsi della modestissima banda che arriva da Atene. Speriamo con laiuto
dei tifosi. La squadra esalta, la gente esulta, lOlimpico resta deserto o quasi, se si fa eccezione per la Sud, che non è stadio ma tempio, non è partecipazione ma religione. Motivo? Mistero. Se lo è chiesto anche Ranieri in conferenza stampa, non si è risposto. Proviamo a rispondere noi. Mettendo in discussione alla radice lassioma su cui si fonda il Romanista stesso, quel tanto sbandierato tifosi più tifosi del mondo. Siamo proprio sicuri che sia così? Lenunciato è assolutamente vero se parliamo della Sud, ma tutto il resto? Gli altri cinquantamila tifosi? Che fanno? Dove stanno? Come si manifestano? Sembrano aver stabilizzato il loro termostato sul livello di una tiepida, immutabile presenza-assenza. Che, al suo apice, si esaurisce nel brusio della chiacchiera, nello pseudo protagonismo della battuta alla radio o dellsms allamico. Sono quelli, la maggioranza ahinoi, che hanno scelto il versante più comodo del tifo, quello che si fa da casa in poltrona, quello che parla, pontifica, ma non rischia più nemmeno di un raffreddore. La Roma, da stasera in poi, ha bisogno di tutti, anche di loro.