A Francesco manca solo la stella. Poi sarà il romanista più titolato

06/02/2010 alle 09:46.

IL ROMANISTA (M. IZZI) - C'è un record di presenze in gare ufficiali con la maglia della Roma che Totti, mantenendo l’attuale media, aggiungerebbe solo disputando altre 15 stagioni da professionista. In una domanda a bruciapelo: “Vero, o Falso”, non sarebbero in pochi fra i sostenitori giallorossi, a rispondere che si tratta di una balla. In realtà, consultando l’albo d’oro delle presenze di Francesco in Coppa Italia si scopre che le cose stanno proprio cosi.

Il capitano (che ha debuttato in questa competizione il 27 ottobre 1993, subentrando a Muzzi nel corso di Roma–Padova, quando con i bianco-rossi giocava ancora “NanuGalderisi), è infatti stato schierato nel trofeo nazionale in 44 gare e secondo i nostri calcoli (soccorsi dall’alto magistero di Fabrizio Grassetti) occupa l’ottavo posto dietro a Pruzzo (48), Di Bartolomei (52), Tancredi (56), Nela (63), Bruno Conti (64), Santarini (70) e al capolista Giuseppe Giannini (in vetta con 79 presenze, praticamente irraggiungibile). E’ così che , signore di mille primati giallo-rossi di ogni tipo, deve ancora macinare minuti e gare per conquistare un podio.

In realtà l’arcano di un’anomalia così stridente è presto svelato. Basta partire dal dato che nella gara contro l’Udinese è tornato a calcare il palcoscenico della Coppa Italia dopo 22 mesi d’assenza (in precedenza, infatti, si era potuto ammirarlo il 16 aprile 2008 nella semifinale d’andata contro il Catania risolta proprio da una sua rete). Sin dall’inizio della carriera, in sostanza, gli allenatori che si sono alternati alla guida della Roma (e in particolare Capello e che ha utilizzato in Coppa Italia solo in 9 occasioni in cinque anni) hanno cercato di risparmiare al capitano, e alle sue caviglie, il peso e rischi di questa competizione che non era prioritaria negli obiettivi stagionali.

Nonostante questo, il talento più grande della storia romanista ha preso parte a ben quattro finali (esattamente come Peppe Giannini e solamente una in meno di ) valide per l’assegnazione della coccarda tricolore. Il primo valzer di con il trofeo della stella d’argento si consumò nel maggio del 2003. Il giorno 20 di quel mese, la Lupa scendeva allo stadio Olimpico per affrontare un Milan distratto oltre ogni modo dall’imminente finale di Coppa dei Campioni. Carlo spediva dunque in campo improbabili riservisti come Rivaldo, Tomasson, Helveg, Simic e Brocchi, ma incredibilmente, una Roma nervosa e in stato confusionale dissipava l’iniziale vantaggio procurato da (a proposito nella graduatoria dei gol segnati in finale di Coppa Italia, Checco guida con quattro centri contro i tre di Giannini) e si fa sbaragliare.

Il 31 maggio, nel match di ritorno, di fronte ad uno Stadio San Siro che celebra la Coppa dalle grandi orecchie e il ritorno alla vittoria di Coppa Italia dopo un’eternità, sfodera forse la più bella delle sue presenze in questa competizione. In diciannove minuti, praticamente da solo mette in ginocchio i campioni d’Europa rifilando una doppietta ad Abbiati. Il numero uno rosso-nero vede piombargli addosso una salva di Katyusha, solo che invece di razzi da 132 millimetri, sono due bordate devastanti. L’effetto, comunque, è lo stesso. Un altro gol e le sorti del doppio confronto sarebbero clamorosamente ribaltate. I tifosi del Milan si guardano intorno perplessi: “Ma non siamo i signori d’Europa?”. La rete di Rivaldo e il pareggio a tempo scaduto di Inzaghi cancellano il sogno di una rimonta impossibile.

Per alzare la Coppa al cielo dovrà attendere ancora, sino al 17 maggio 2007. E’ quella la sera in cui “Roma, Roma, Roma” risuona a San Siro, in cui Spalletti impazzisce di gioia e il capitano consegna la Coppa nelle mani dei tifosi occorsi a Milano al seguito della squadra, per poi tenerla accanto al suo letto nella notte seguente al trionfo. Di quel successo, indimenticabile rimane anche il rientro nella capitale, con il pullman della squadra letteralmente sommerso dall’entusiasmo di un pubblico semplicemente unico. La marcia di avvicinamento a quella che sarebbe la decima Coppa Italia della Roma, segnerebbe però un altro record fondamentale nella storia di . Il capitano si aggiudicherebbe il sesto trofeo giallo-rosso della sua carriera (uno scudetto, due Super Coppe Italiane e, a quel punto, tre Coppe Italia), nessun calciatore che abbia militato in questo club è arrivato a tanto (Bruno Conti non può infatti essere considerato vincitore della Coppa Italia 90/91 che lo avrebbe portato a quota sei, non avendo disputato in quella competizione neanche un minuto di gioco). Per il capitano sarebbe l’unico modo per cancellare l’enorme amarezza provata il 24 agosto 2008. In quella triste serata, sempre a San Siro la Supercoppa Italiana, il record di vittorie nella Roma, e soprattutto la possibilità di dedicare il successo a Franco Sensi, sparirono nell’ennesimo, maledetto calcio di rigore della nostra storia. I nerazzurri in quell’occasione prevalsero per 8-7. Superata l’Udinese, la Roma e potrebbero nuovamente incrociare i nerazzurri in un appuntamento segnato dalla storia.