Si, ce la possiamo fare

12/01/2010 alle 14:34.

IL ROMANISTA (A. MANDOLESI) - Mettetela come vi pare, consideratemi pure fuori moda, ma io tengo molto alla Coppa Italia. Primo perché è sempre bello alzare una coppa per un primato da aggiungere agli annuari del calcio, e poi perché mi piacerebbe troppo indossare la nuova maglietta con la Roma, arricchita da un fregio permanente come quella Stella d’Argento che, ad oggi, nessuno è riuscito a conquistare.

La Coppa Italia (solo nel nostro Paese) è un torneo sottovalutato, ma malgrado questo, può diventare una scorciatoia verso l’Europa (ove si incappasse in una stagione particolarmente sfortunata) e, ancora più, essere il viatico verso un’altra coppa, quella di Superlega, che proprio l’anno scorso, ahinoi, finì nella bacheca dei nostri odiati cuginastri. Credo non sarebbe dispiaciuto a nessuno avere l’opportunità di visitare una à come Pechino, unendo al viaggio esotico le emozioni di una vittoria irradiata da tutte le televisioni del mondo.

 

Quest’anno, calendario alla mano, la strada è particolarmente propizia. Cinque gare, di cui ben quattro all’Olimpico, per giungere alla vittoria. Un impegno più che sostenibile anche per una rosa come la nostra, impegnata (spero) fino a fine stagione sia in campionato che in Europa League. Per gli ottavi c’è la Triestina che non è assolutamente nuova ad esperienze con la Roma. Nel passato recentissimo ne ricordiamo due a distanza ravvicinata ed una in un passato meno recente. Tutte vissute come testimonediretto. Nel 2006, Spalletti in  panchina, fu Montella a sbrigare subito la pratica, rendendo meno emozionante il passaggio della Roma ai quarti. Doppietta dell’aereoplanino a Trieste (2-1 per la Roma) e 2-0 pochi giorni dopo all’Olimpico con un inedito gol di Virga e col raddoppio del solito Montella.



Molto più emozionanti le due sfide precedenti. Quella del 2002, allenatore Capello, si mise male all’inizio per un gol di Berretta cui pose rimedio in extremis Batistuta, ma nella gara di ritorno all’Olimpico, quando tutti si sentivano sicuri del passaggio ai quarti (ci sarebbe bastato lo 0-0 e nel primo tempo gli alabardati si erano complicati la vita con un clamoroso autogol), arrivò inaspettato a un quarto d’ora dal termine il pareggio di Fava. Tutto da rifare, dunque, e non bastarono neppure i tempi supplementari per avere ragione degli avversari ridotti anche in 10 uomini per l’espulsione di Budel.

Ai rigori, battuti sotto la Curva Nord proprio per esorcizzare la Sud, Ivan Pelizzoli visse la sua serata più bella in maglia romanista neutralizzando alla grande due conclusioni e permettendo a Candela di suggellare con un cucchiaio alla il passaggio al turno successivo.

 

Il confronto più significativo, però, rimane quello del 26 agosto 1987 nel girone eliminatorio estivo che impose alla Roma di Liedholm la trasferta nel capoluogo giuliano. Quella non fu una partita come tutte le altre perché a Roma, proprio in quei giorni,infuriavano feroci polemiche per l’arrivo a Trigoria di Lionello Manfredonia. Un acquisto fortemente voluto dal presidente Viola, ma avversato da gran parte della tifoseria. Non fu un caso se pochi giorni dopo, sempre in Coppa Italia, al Flaminio contro il vivemmo una delle pagine più drammatiche

della nostra storia. Piacesse o no, Manfredonia di carattere ne aveva da vendere, e fu proprio a Trieste che segnò il suo primo gol in maglia giallorossa, aprendo la strada al raddoppio finale di Rudy Voeller.

Ricordo distintamente quella serata di 23 anni fa perché, dopo aver terminato la radiocronaca per Radio Dimensione Suono e completato le interviste dagli spogliatoi, mi trovai casualmente a cena nello stesso ristorante dell’arbitro Lanese che, seduto nel tavolo accanto al mio, decantò le doti di Manfredonia definendolo come “Grande combattente”, e si informò con sincero interesse su quanto stesse accadendo tra la tifoseria romanista.

 

Roba passata. Ora c’è una Stella d’argento che ci aspetta. In fondo non lo disse proprio la dottoressa Sensi nella sua prima conferenza stampa che non ci avrebbe promesso la Luna, ma ci avrebbe fatto vedere le stelle?

Questa è una grande occasione.