
IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Il globalismo è una balla mediatica, una suggestione delliperspazio. La verità è che più ci illudiamo globali più ci ritroviamo locali. La prossimità, per fortuna aggiungo io, è ancora quella che possiamo toccare con mano, annusare, respirare. Calpestiamo solo la terra in cui camminiamo. I nostri simili? Sono quelli della nostra comunità. Non so se tutto questo è bello o brutto, so che è così.
Cè qualcosa di malato in questa città. Questa smania di vomitare sentenze, di linciare, stroncare, azzerare. Ultima spiaggia per Toni, oggi allOlimpico? Il titolo è una provocazione, ma solo fino a un certo punto. Auguriamo a Toni di metterla dentro almeno una volta, sporca, sporchissima, di stinco, di chiappa, da oggi alla Triestina, martedì. In caso contrario, meglio che si tappi le celebri orecchie. Ma andiamo con ordine. Ripartiamo dal trauma. Da quel novantesimo a Cagliari, lo 0-2 che sembrava ghiaccio, da Bruto Conti. Non ci è piaciuto Claudio Ranieri. Nella gestione della partita, meno che mai nel dopo partita. Se dice alle telecamere abbiamo dominato, le ipotesi sono due e non saprei quale la peggiore. Mente sapendo di mentire? La tanto celebrata conquista di Ranieri, Sor Minestra, ovvero la solidità, è un pavimento di panna montata, se viene a mancare chi la sublima. Senza gioco e senza i colpi di Totti, solidità fa rima con mediocrità. Non ci è piaciuto nemmeno il gioco della vittima sacrificale. Dare in pasto al pubblico Jeremy Menez è un bel titolo per i giornali ma non è una mossa intelligente per lazienda Roma. Il rischio concreto è di erdere il giocatore. Il vantaggio?