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Rodrigo, un anno fuori rosa per realizzare il suo sogno

30/01/2010 alle 11:33.

IL ROMANISTA - "E' un ingrato". Così tuono, nell’estate 2004, Paolo De Luca, allora presidente del Siena, quando apprese la volontà di Rodrigo Taddei di trasferirsi alla Roma. Era tutto fatto: il brasiliano in giallorosso,

in bianconero dovevano andare Cufrè, Guigou e soldi. Un’operazione conveniente per entrambi i club, definita nei dettagli dai direttori sportivi, Franco Baldini e Nelso Ricci, mandata all’aria da De Luca per motivi ancora oscuri.

Taddei, infatti, l’estate successiva si sarebbe svincolato dal Siena e la cifra totale offerta dalla Roma era più che dignitosa per un quasi parametro zero. Gli fece di tutto, De Luca, pur di non far realizzare a Rodrigo il sogno di una vita da subito. Per gran parte della stagione 2004/2005 lo tenne fuori rosa, a dispetto dei regolamenti. Taddei non mollò e, forte dell’accordo già preso un anno prima, si trasferì a Trigoria senza far sborsare un euro, uno, alla Roma. Peggio per loro.

Come poteva farsi rimpiangere dal suo vecchio club? Certamente, non segnando il primo gol in maglia giallorossa proprio al Siena, perché quel gol entrò nella sconfitta, 3-2 all’Olimpico, firmata Chiesa, Negro e Colonnese (tre ex laziali). Ma diventando un giocatore imprescindibile per la Roma di Spalletti prima e per la Roma di Ranieri poi. Segnando gol in partite storiche, come nel derby del record del 26 febbraio 2006 o come l’inzuccata alla Pruzzo del Bernabeu del 5 marzo 2008.

Spalletti e Ranieri, si diceva, due allenatori così diversi e così lontani, che però non hanno (quasi) mai rinunciato al sacrificio e al senso tattico di questo trentenne. Il 30 giugno prossimo scadrà il suo contratto. Stavolta non cambierà di nuovo, come cinque anni fa, ma firmerà un nuovo accordo con Rosella Sensi. «Perché lui a Roma vuole chiuderci la carriera». Parole di Alessandro Lucci, procuratore di Taddei.