Riise: "Siamo terzi. Guardiamo più su"

25/01/2010 alle 09:19.

CORSPORT (P. TORRI) - E’ l’uomo del giorno, John Ar­ne Riise. Prima di approfondire, ritenia­mo doverosa una premessa. Chi scrive, per lavoro e per piacere, da quarant’an­no frequenta stadi, non solo italiani. Ne abbiamo visti tanti, ma quello che, Olim­pico a parte, ci ha impressionato più di qualunque altro per atmo­sfera, tifo, calore, passio­ne, è stato Anfield Road, la casa del Liverpool. Il nor­vegese di Testaccio da quelle parti ha giocato per sette stagioni, beniamino della Kop, una delle curve mitiche del mondo calci­stico...



Eppure, nonostante questi precedenti, il norvegese di Testaccio, non ha pudo­re a dire che «Roma è la tappa più im­portante della mia carriera, i tifosi gial­lorossi sono speciali » , e lo dice non solo a caldo, subito dopo quella capocciata che sarà indimenticabile per tutti i tifo­si romanisti, ma anche il giorno dopo, sempre più travolto dall’affetto di una ti­foseria che, sin dal giorno del suo arrivo a Trigoria, non gli ha mai fatto mancare il suo apprezzamento e la sua stima. Se mai ci fosse stato bisogno di un motivo, ecco che è arrivato il gol di Torino, se­condo in campionato in questa stagione, a rendere ancora più solido il legame tra i tifosi giallorossi e questo ragazzo nor­vegese dalla cima ai capel­li agli scarpini, ma ormai diventato anche un po’ ro­mano, coinvolto da una passione che da queste parti abita come in pochi altri posti al mondo.



Quella capocciata di To­rino ha regalato gioia an­che nel suo paese. Il prin­cipale quotidiano norvegese, «Aftenpo­sten » , ieri mattina gli ha dedicato uno dei titoli principali, "John Arne Riise af­fonda la " , definendo il conna­zionale come «un combattente diventa­to, per una sera, il match winner» . C’è una parola chiave che aiuta spiegare il grande feeling che sin dall’inizio è nato tra il roscio norvegese e il popolo roma­nista. La parola è combattente, cioè quel modo di stare in campo, di non tirare mai indietro la gamba, di dare sempre il cento per cento, di attaccamento alla maglia, di portare in campo quello che vogliono prima di tutto vedere i tifosi, forse anche prima del risultato finale.



E tutto questo i tifosi giallorossi lo han­no capito sin dalle prime partite del norvegese. Che magari in qualche partita non avrà giocato benissi­mo, ma non ha mai fatto mancare il suo apporto agonistico e di carattere. Riise, in questo senso, non ha mai tradito, abbrac­ciando la causa sin dal suo arrivo, non guardandosi mai indietro, ma puntando dritto al futuro come ha fatto anche a Torino, subito dopo la vit­toria sulla , «
ora siamo terzi, abbiamo recuperato molte posizioni in classifica, adesso guardiamo avanti, più su» , non lasciandosi comunque andare a voli pindarici che facessero rima con la parola scudetto.



Riise ha pure aggiunto che sogna di vincere qualche cosa di importante con questa maglia. Del resto qui vuole rima­nere ancora a lungo. Si è integrato alla grande nella à, ormai parla un italia­no più che accettabile, ha un ottimo rap­porto con tutto lo spogliatoio che in que­ste ultime ore non ha fatto altro che riempirlo di schiaffetti in testa e crediamo che ci sia­mo spiegati. Il norvegese è un professionista impecca­bile, uno di quei giocatori che qualsiasi allenatore vuole avere alle sue dipen­denze, nella convinzione che uno così può magari giocare sotto tono qualche partita ma non ti tradirà mai. Roma la vive con grande discrezione, coccolato dai circa altri trecento norvegesi che abitano nella capitale, felici e orgogliosi di essere rappresentati da un ragazzo e da un calciatore con queste qualità.



Riise, come sempre, risponde a tanto affetto sul campo. E non ti tradisce mai.