Ranieri: "Ma a Torino che ne sanno?"

25/01/2010 alle 09:45.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Dicono che il romano e romanista Ranieri un po’ se lo aspettasse. «Ma che ne sanno a Torino di queste cose?», ha sussurrato poco prima di montare sul pullman. La notte senza coppe è quella dei campioni e l’aeroporto di Fiumicino resta avvolto dagli oè-oèoèoè-Riiiseee-Riiiseee. Sono quasi le 3 del mattino di un giorno che dalla capocciata di John Arne non è più finito, l’aereo è atterrato da poco al Leonardo Da Vinci, almeno in quattrocento hanno accolto una Roma da orgasmo. Fuori e dentro lo scalo, è il delirio.

La notte senza coppe è quella dei campioni e l’aeroporto di Fiumicino resta avvolto dagli oè-oèoèoè-Riiiseee-Riiiseee. Sono quasi le 3 del mattino di un giorno che dalla capocciata di John Arne non è più finito, l’aereo è atterrato da poco al Leonardo Da Vinci, almeno in quattrocento hanno accolto una Roma da orgasmo. Fuori e dentro lo scalo, è il delirio.

Quando sbuca la squadra, l’abbraccio collettivo preme, soffoca, t’innamora. Montali riesce a salire a fatica sul bus, Ranieri guarda quant’è gagliarda la sua gente: «È davvero bello vedere tanto entusiasmo. Un entusiasmo rumoroso ed avvolgente, ma mai pericoloso. Adesso però dobbiamo pensare a martedì e alla non facile partita con il Catania».

Il Catania conta, certo. Coppa Italia, quarti, partita secca, la stella d’argento. Da 1 a 10, quella partita domani sera conta 11. Ma Torino non sarà mai dimenticata. Non vincevamo a casa di Madama dal 29 settembre 2001, Assunção e Batistuta, in panchina c’era Capello. Sembrano passati secoli. Nove anni dopo, oltre ad aver conquistato il quindicesimo risultato utile consecutivo, ci siamo tolti un’altra soddisfazione storica. E del tutto inaspettata.

Forse, anche per lo stesso Ranieri che contro la in campionato, finora, aveva raccolto tre pareggi e nove sconfitte (sulle panchine di Cagliari, e ). Successi? Zero. Doveva tornare alla base, per riuscirci. Doveva tornare nella sua Roma. E Roma lo aspettava. Mazzone gli disse una volta: «Claudio, finché non alleni la Roma non puoi dire di avere allenato». Sabato, lo stile compassato di Ranieri non ha lasciato trasparire emozioni. Apparenza. Don Claudio mai avrebbe sbattuto in faccia a Blanc o Secco la gioia per la madre di tutte le rivincite. La scorsa stagione era stato cacciato dalla quando era a un passo dal traguardo. Dalla .

La stampa di Torino lo aveva trattato come lo scemo del villaggio, la dirigenza che ora viene contestata dalla curva bianconera aveva abboccato. Per un curioso scherzo del destino, a settembre era stata proprio la a consegnargli la Roma. I Sensi lo avevano scelto per il dopo-Spalletti dopo che Diego era sembrato Maradona e Ferrara Ciro il Grande. Illusioni. Quattro mesi e 38 punti dopo, Ranieri ha passeggiato sulle macerie bianconere. Ma lo ha fatto con grande signorilità.