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LEGGO (F. MACCHERONI) - Dal 30 agosto scorso non sono passate soltanto 18 giornate. E passata una Roma (quella ormai esangue di Spalletti) e una Juve certa di aver trovato in Ferrara un Guardiola fatto in casa. Da quel 3-1, da quel Diego che sembrava pronto ad aprire un nuovo ciclo (alla Platini, magari), sembra spuntare lo scimmione di quel noto spot pubblicitario che fa: le 18 giornate che hanno fatto impazzire il mondo.
Claudio Ranieri, frettolosamente cestinato proprio dalla Juve, ha cambiato la Roma. Ha sbagliato pochissimo. Domani sera, però, in una sfida che vale il terzo posto morale, è proprio questo tipo made in Testaccio, ma prudente danimo, a rischiare di più. E ne è consapevole. Ha una squadra che definiremmo in salute, ha recuperato tutti o quasi, affronta unavversaria allo sbando, senza certezze. Che cosa si può volere di più? Ecco il punto: sembra non saperlo neppure lui. E così si lascia stritolare da un dilemma: tre punte sì o no?
In questo dilemma cè unincertezza che vale notti insonni. Finora Toni ha avuto al fianco Vucinic (la certezza). Ora Totti è recuperato, ma non è al top (lincertezza). Però è Totti... Ranieri che farà? Finora in allenamento ha mischiato le carte (ieri tre punte più Menez) e questo sa di tremebonda indecisione più che di pretattica, ma domani dovrà metterle sul tappeto torinese. E sorprende che Ranieri per giocare i suoi assi contro i cavalli sbilenchi di Ferrara, aspetti una musa ispiratrice col terrore di sbattere il muso.