Quando non c'è Totti ci pensa lui

27/01/2010 alle 08:44.

IL ROMANISTA (S. PETRUCCI) - Probabilmente era scritto che questa sfida buona a tenere vivo anche il sogno della stella d’argento dovesse deciderla lui, il capitano di ieri notte e di domani, il centrocampista che tutto il mondo vorrebbe, l’uomo che si sta ritrovando in mezzo ad una stagione complicatissima. Uno a zero, strepitosa firma di Daniele De Rossi al 28’ del secondo tempo, quando il bunker di Mihajlovic pareva reggere oltre ogni immaginazione. Con un solo gol di scarto, ma tanto gioco, questa Roma che pare non volersi fermare più ha così archiviato anche la pratica coppa Italia.

Uno a zero, strepitosa firma di al 28’ del secondo tempo, quando il bunker di Mihajlovic pareva reggere oltre ogni immaginazione. Con un solo gol di scarto, ma tanto gioco, questa Roma che pare non volersi fermare più ha così archiviato anche la pratica coppa Italia.

Quarti scavalcati, sotto a chi tocca – Milan o Udinese, lo sapremo stasera – in semifinale. Il Catania s’è difeso come a Fort Apache, caricando inevitabilmente i suoi difensori di falli: addirittura scontato, vista la diversa qualità nell’uno- contro-uno, il finale in netta inferiorità numerica. Con un centravanti a scelta – , Toni, Vucinic, fate voi – sarebbe finita tanto a poco, alla faccia di quel gran simpaticone di Sinisa, che ovviamente a fuochi spenti ha pensato bene di annunciare chissà quale rivalsa per la sfida di campionato del 21 febbraio, in programma ancora all’Olimpico: “Tra tre settimane sarà tutt’altra musica…”.

C’abbiamo ‘na paura… Sta di fatto, per tornare ad argomenti più seri, che a tre giorni appena dal trionfo di Torino la banda Ranieri ha fornito l’ennesima prova di formidabile affidabilità. L’avversario, che peraltro veniva da tre vittorie di fila, non era ovviamente paragonabile al nemmeno per il colore della maglia. E gli equilibri ormai raggiunti dal gruppo rivitalizzato dal tecnico romano sono sotto gli occhi di tutti. Quella di ieri, è stata la sedicesima partita utile consecutiva, con la quarta vittoria infilata nelle ultime quattro: 11 partite di campionato, tre di Europa League, due di coppa Italia. Tredici vittorie e tre pareggi, 30 gol fatti e 10 subìti.

Ma ancora più dei numeri, in questa Roma impressiona la consapevolezza dei suoi mezzi, l’assoluto controllo delle proprie risorse, la capacità di concentrarsi senza il minimo accenno agli antichi blackout.E sì che anche ieri l’inizio non è stato agevolissimo, colpa della vischiosità del modulo di Mihajlovic e magari anche dei postumi della legittima sbornia post-Torino. Il Catania, inchiodato su un tosto 4-1-4-1, si è distribuito bene sull’erba spelacchiata dell’Olimpico, pressando la Roma con un avvio di delicata lettura. Gli uomini di Ranieri però non ci hanno messo molto a recuperare il bandolo del gioco, imponendo al match una cifra tecnica e una capacità di palleggio nettamente superiori. E’ stata comunque dura perforare il muro eretto davanti all’ex Campagnolo, al solito esaltato dall’aria dell’Olimpico. Due respinte in area dei rossoazzurri, le braccia a mulinare nel vento, su altrettante conclusioni di Menez e di De Rossi, hanno fatto gridare al rigore. Di certo domenica non era stato più vistoso il fallo di mano di Lucio nel derby di Milano, ma Pierpaoli è scarso forte.

Senza le punte titolari, con Okaka soprattutto a giocare di sponda (e ancora negato lla conclusione da bomber) e Menez anche stavolta troppo sfarfaleggiante, la spinta offensiva è venuta dai centrocampisti, abili assai nel far girare il pallone. è parso subito il più aggressivo sotto porta, mobilissimi gli esterni Taddei e Riise, l’indiavolato Perrotta, il solito inarrestabile Pizarro.

Ritmo alto, manovra tanta – addirittura 61 per cento il possesso palla per i giallorossi – conclusioni nello specchio una, un sinistro potente ma non irresistibile del roscio ammazza-. Ranieri dopo il riposo ha bocciato Menez, preferendogli Cerci, risultato un po’ meno velleitario del sempre più indecifrabile francese. Alle lunghe, l’assedio è finito come capita puntualmente, salvo clamorosi rovesci della sorte, quando uno attacca con forza e l’altro pensa solo a difendersi. Il Catania s’è ritrovato in dieci dal 12’ della ripresa, espulso Bellusci, e addirittura in nove dal 27’, fuori Augustyn. Campagnolo s’è superato due volte su , Okaka s’è mangiato un gol grosso come l’Olimpico. Poi nella notte è sbucato il sinistro di , un colpo di stecca da campione di biliardo e via andare, quando mancava poco più di un quarto d’ora dal fastidio dei supplementari. Se non c’è , o Vucinic, o Toni, c’è giustamente lui. Perché questa Roma è così: non finisce mai.