CORSPORT (P. TORRI) - Le facce. Avreste dovute vederle. Quelle dei tifosi. Quelle dei tecnici. Quelle dei dirigenti. Quelle dei giocatori. Facce romane e romaniste. Facce da amare. Facce che dicono tutto senza bisogno di parole. Facce di una notte di festa che da Roma è arrivata fino a Fiumicino, centinaia di tifosi ad accogliere i giallorossi, due colori a illuminare la notte, cori, balli, baci, abbracci, flash, filmini, un entusiasmo che rimane sulla pelle per una notte che sarà difficile da dimenticare...
Il charter della Roma ha toccato terra nellaeroporto della capitale intorno alle due e trenta. Allesterno i tifosi aspettavano già da parecchio. Attendevano solo di vederli, toccarli, incitarli, ringraziarli, festeggiarli. Sullaereo già si sapeva che ci sarebbe stata una festa, ma non delle dimensioni che poi è stata. Cera anche Antonello Venditti, accompagnato dalla sua compagna Lulù, sullaereo della festa. Sabato sera aveva in programma un concerto a Torino, ma Lulù laveva spedita lo stesso allo stadio, «perché porta bene » . Non è stato zitto un momento, lautore dellinno più bello al mondo per una squadra di calcio, ha raccontato pure di come avesse trascorso una parte delle vacanze, per caso, con Claudio Ranieri che è andato a casa Venditti a vedere la prima di campionato contro il Genoa, quando il mister della rinascita tutto pensava meno che da lì a poco avrebbe coronato il sogno di una vita, allenare la sua Roma.
La gente romanista si era sistemata in modo che i protagonisti dellimpresa di Torino non potessero svicolare. Chi dentro il terminal A, voli nazionali, gli altri intorno al pullman giallorosso che stava aspettando da unora per portare i giocatori a Trigoria. Cantavano e festeggiavano. In attesa che quelle porte si aprissero per far uscire Ranieri e i suoi giocatori. E alle due e quaranta è successo. E qui ritorniamo alle facce.
Come quella di Claudio Ranieri, «grazie mister » che sa meglio di chiunque altro cosa sia capace di regalare Roma, eppure ai limiti dello stupore per quello che stava vivendo e vedendo, « gioie così a Torino neppure se lo immaginano, non si rendono conto» dice, al fianco di sua moglie, la signora Rosanna, che per la prima volta aveva seguito la squadra ( torni più spesso, signora), felice che basta vederla, « che soddisfazione e che rivincita per mio marito, lui nei giorni precedenti ha saputo fingere bene, ma a questa partita ci teneva tantissimo » .
Come quella di Bruno Conti che fa festa con i tifosi e si mette a cantare e ballare. Come quella di Gian Paolo Montali, uno che nella sua carriera di allenatore di pallavolo ha vinto di tutto e di più, per esempio anche ad Atene dove pure non scherzano con lentusiasmo, colpito al cuore da quello che stava accadendo al punto che stava quasi per non farcela a salire sul pullman.
Come quella di John Arne Riise, accolto con un coro generale, un trionfo totale per lui, luomo che ha fatto gridare diciannove volte gol a Carlo Zampa. Come quella di Daniele De Rossi, un altro dei più gettonati, scortato da Tonino Tempestilli. Come quella di Francesco Totti, pure lui scortato da Carlo Feliziani.
Come quella del direttore sportivo Daniele Pradè che già a Torino si era presentato in sala stampa con la luce negli occhi, felice come un bambino che sta per scartare i pacchi di babbo Natale. Come, anche, quella di Luca Toni, con tanto di stampelle, « daje Luca, in bocca al lupo » , unulteriore conferma, per lui, di aver fatto bene a scegliere Roma. Come quelle dei tifosi, filmati anche da dentro il pullman romanista, felici di esserci, pronti a scortare i giocatori fino a Trigoria dove cerano altre centinaia di persone in festa e gaudenti.
Grazie Roma.