"Lo stile Juve è finito con Agnelli" Ranieri accende il fuoco pre-gara

23/01/2010 alle 11:56.

LA STAMPA (J. D'ORSI) - l principe Ranieri diventa «sor» Claudio dopo mezz'ora di parole al miele, ma si capisce che non è una vigilia come le altre. «Fuori chi non ha ancora visto Avatar» e poi giù una risata prima di tornare serio per spiegare di non cercare «nessuna rivincita» e di non nutrire «nessun rancore» nei confronti della Juve,

Succede quando si parla di stile , del quale il tecnico della Roma celebra il funerale: «Era il modo di essere di Boniperti e dell'Avvocato - argomenta -, la faccia rassicurante del primo e le battute del secondo. Ora Boniperti è sparito e Agnelli è morto, per questo quello stile non lo troviamo più». E accade quando, all'ennesima domanda sul passato bianconero, il baronetto del Testaccio invita i giornalisti a fare «un paio di conti» per capire come si sente. Cioè benissimo, terzo a +2 su Ferrara dopo aver preso la Roma a -6. E ancora meglio considerando che il successore dopo 20 curve ha 10 punti in meno di un anno fa (33-43) e in s'è fatto scornare dal Bayern anziché impallinare due volte il Real Madrid.

Stasera Ranieri, che mai ha battuto la da allenatore («Da avversario ho brutti ricordi»), ha in mano il jolly: può dare il colpo di grazia ai bianconeri, facendoli rotolare a -5 e azzerando il «progetto» in nome del quale fu defenestrato otto mesi fa, in pratica firmando il licenziamento di Ferrara. Il tutto, sarebbe il colmo visto il trattamento ricevuto, nelle vesti di ex rimpianto. Per farlo ha pensato anche al tridente («L'abbiamo già provato»), ma probabilmente sceglierà il 4-4-2 perché a Taddei e Perrotta in questo momento non può rinunciare e rientra dopo un mese ai box. «È pronto, ma non al top», dice il tecnico del suo capitano, mai in gol in trasferta contro la . L'impressione è che l'ex si giocherà il posto con Toni, accanto a Vucinic. «La squadra è caricata a pallettoni - continua l'allenatore - e mi aspetto una super partita: alla manca continuità ma è capace di tutto, ha un Candreva in più e sarà arrabbiata; noi siamo in gran forma».

Del passato, per ora, è meglio non parlare. «Vendetta» è una parola che Ranieri ha bandito dal vocabolario, almeno ieri, preferendo una massiccia dose di fair play e qualche battuta per mascherare la tensione di un rendez-vous cruciale. Una: «Blanc ha detto di avermi mandato via perché mi voleva bene? E se mi voleva male che faceva? Ne deduco che non ne vuole a Ferrara». Due, in romanesco: «Bettega giura che la risorgerà con noi? Io me so' grattato...». L'allenatore «più felice del mondo» ha scansato come al solito il mercato (« non lo vendo nemmeno per 80 milioni, Julio Baptista non è stato convocato perché affaticato») e nemmeno rivangato vecchi e scomodi discorsi. Stavolta Ranieri ha scelto il silenzio (degli innocenti) e di presentarsi a Torino imbottito di romanità: «Gli allenatori sono pagati anche per tenersi le cose dentro - ha concluso -, forse un giorno spiegherò tutto in un libro. Avevo un'ottima chimica con la società e la tifoseria, poi sono accadute delle cose e a un certo punto si è interrotta. Ma ora penso solo alla Roma, la mia squadra del cuore: tutto il resto scivola via».