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IL MESSAGGERO - Una nottata speciale. Come quel uno a due allo stadio Olimpico di Torino contro la Juventus, ora non più in crisi ma in crisi (bianco) nera. Accoglienza quasi da vittoria di un trofeo: quattro/cinquecento anime a Fiumicino, intorno alle 2.30, ora in cui è atterrata la squadra dopo la vittoria. Scherzo del destino, ma fino a un certo punto, il primo a varcare luscita dellaeroporto, John Arne Riise, eroe dellOlimpico.
Festa improvvisata ma breve. Poco tempo per firmare autografi, qualche click di sfuggita, ovvio, tanti cori. Il più celebrato è Riise, letteralmente portato in trionfo. Il norvegese ormai da un po di tempo è entrato tra i preferiti della gente. «Olè olè olè olè, Riise, Riise...», si sente. Non mancano cori per Totti e De Rossi, per un Toni claudicante e con le stampelle. Mexes, che nemmeno ha giocato, è tra i più accesi della compagnia, proprio come a fine partita. Ranieri e signora - racconta il sito romanews.eu - escono applauditissimi e almeno sfuggono il traffico evitando il pullman della squadra. Scelgono il taxi per tornare a casa. «E davvero bello vedere tanto entusiasmo, un entusiasmo rumoroso ed avvolgente, ma mai pericoloso. E poi che ne sanno a Torino come si festeggia... Ma ora cè da pensare al Catania». Infatti non lo sanno, pur avendo vinto molto più della Roma. Aumenta la gente a Fiumicino. Immagini immortalate e tremolanti, fatte con i telefonini. Molti tifosi si appropriano dei tavolini sistemati vicino ai bar e ci si mettono sopra. Così, da lì si canta meglio, si vede meglio per fare foto o per girare delle immagini immortali. Sullaereo della squadra, cè anche Antonello Venditti a Torino per un concerto. «Quando ha segnato Riise, stavo cantando 'Ben venuti in Paradiso'», racconta il cantautore.
Il pullman della Roma piano piano è completo. Si parte per Trigoria, sono ormai superate di un bel pezzo le tre di notte. Tanta gente, inaspettata. Talmente inaspettata che le forze dellordine non erano presenti in massa. Solo due volanti della polizia, traffico nella zona uscita di Fiumicino è alle stelle. Il pullman ci mette un po ad uscire, dietro si ritrova inseguito da qualche macchina. Si arriva fino a Trigoria in fila indiana, e lì di nuovo in tre/quattrocento ad applaudire i giocatori che vanno a prepararsi per tornare a casa. Bandiere e sciarpe fuori le macchine, clacson assordanti. La Roma giallorossa si sveglia. O forse in quella notte, non si è mai addormentata. Una volta cerano le bombe carta ad esplodere sul piazzale di Trigoria. Ora ad esplodere è lentusiasmo dei tifosi. Banale? Sì, ma è la verità.