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CORSERA - Si faccia una domanda e si dia una risposta. Una marzullata? Tuttaltro. Ciro Ferrara si chiede da sei giorni come sia possibile che la Juventus non faccia un tiro in porta al Chievo. E non trova ragioni. Lo capiamo. E mentre lallenatore bianconero sinterroga, arrivano gli «ex nostri». È stata una sfida scudetto. È diventata una classica.
Il momento è propizio: Juve ai minimi termini, Roma fiammeggiante; Juve deprimente che defrauda dei sogni i suoi giocatori (da Felipe Melo ad Amauri), Roma rampante che i sogni li fa realizzare (da Totti a Toni). «Io preferisco confrontarmi con squadre che giocano anche sul loro entusiasmo. Per noi è un altro passaggio importante». Il paradosso di Ferrara ha qualche fondamento. Lo enuncia in questa vigilia surreale, in una conferenza stampa grottesca. Lallenatore col fantasma appresso, prima di spiegare perché la squadra è allo sbando, deve difendersi dallaccusa di aver messo in quarantena Vinovo. «Ho voluto un po di riservatezza, ho deciso io».
Ciro è il solito allenatore-ragazzo sulle barricate. Deve negare di aver tramato contro Ranieri. «Non credo che Ranieri ce labbia con me. Mai gufato, mai tramato. Sono stato calciatore della Juve, poi ho cominciato tranquillamente la mia carriera nel settore giovanile. Non pensavo di poter aspirare alla prima squadra. Chi lha scritto, ha scritto il falso. A me preme e premeva solo che la Juve stesse a certi livelli, il resto non conta. Mi ricordo che era stato fatto il mio nome per una sostituzione come ora me li trovo anchio. Hiddink? Credo più al mio presidente che al suo procuratore. Comunque ci sta, la panchina di Ferrara è in discussione e chi è libero ne approfitta, magari per un po di pubblicità. Ma se ha rifiutato quellofferta... io non lavrei rifiutata. Mi trovo dovera Ranieri. Le decisioni non le prendiamo noi ma i club. Certo che cè un senso di rivalsa da parte sua, ma non scendiamo in campo né io né lui, solo i giocatori. Cera il Napoli, ora cè la Roma, ogni formazione vale laltra in questo momento».