CORSPORT - La Juventus sembrava bellissima, la Roma sfiorita, svanita. Non sono passati anni, solo pochi mesi. Quella notte di agosto ha ingannato tutti, ma il calcio regala spesso ribaltoni clamorosi. Dalla Juve alla Juve, ora è tutta unaltra Roma. Ha cambiato allenatore, ha cambiato pelle, ha cambiato molte cose. E soprattutto ha ripreso a vincere.
Nelle ultime dieci partite ha conquistato 3 punti più dellInter e addirittura 12 più della Juventus. Prendeva troppi gol la Roma, nelle ultime dieci gare ne ha subiti solo sei, un terzo in meno rispetto allandazzo con cui stava viaggiando fino a quel momento. Il cambiamento è netto, vistoso, ma Ranieri promette ulteriori progressi. E arrivato Luca Toni, il centravanti che mancava e che per ora si è presentato alla grande. Sabato rientrerà anche Francesco Totti e per la prima volta li vedremo insieme. La curiosità che affascina e attizza i romanisti è proprio questa: come sarà la Roma con quei due davanti? Come li farà giocare Ranieri e chi lascerà il posto al capitano? Da quella notte di agosto, la Roma è cambiata davvero, nel gioco e nello spirito. Molto anche nei risultati. Ma può cambiare ancora e in meglio. Con Toni e Totti. Con Totti e Toni. Ranieri ci sta provando.
DIFESA - Più solidità con laiuto degli esterni e gli innesti di Juan e Julio Sergio. ll cambiamento più vistoso riguarda la fase difensiva. Non è stata mai eccellente con Spalletti, nemmeno nella Roma più scintillante e travolgente. Anzi, è stato quasi sempre il tallone dAchille, la lacuna di una squadra spettacolo. Ranieri lha capito subito, ha trovato non solo una squadra confusa, esausta, spenta, ma soprattutto incapace di organizzare una difesa passabile. Ci ha messo un po anche lui per cambarla, ma ora le cose vanno meglio. La Roma ha avuto a lungo una delle peggiori difese della A, ha preso gol ogni domenica. Ora ha una difesa che sbanda meno ed è molto più affidabile. Diversi i motivi di questo cambiamento. Intanto, il ritorno di Juan, a lungo assente o eternamente precario. Da quando sta bene, la difesa è unaltra. Il brasiliano ha classe, stile e i tempi giusti, attorno a lui, migliorano anche gli altri. Poi la scoperta di Julio Sergio, che ha debuttato con Spalletti proprio contro la Juve, ma quasi per caso. Dopo aver fatto il terzo e poi il vice di Artur, è diventato di colpo titolare, sbalordendo un po tutti. Decisivo in alcune partite, molto reattivo, pronto nelle uscite, su cui Doni non è stato mai bravo. Lapporto di Julio Sergio in questa fase è stato notevole, tanto che oggi il titolare è lui.
Ma a parte gli apporti individuali e qualche scelta attenta, tipo quella di non rischiare sullout con un esterno come Motta, Ranieri è riuscito a migliorare tutta la fase difensiva. Partecipano molto di più gli esterni, rientrano tutti, con grande attenzione, con una disciplina tattica che prima non cera. Se quella Roma era bellissima quando si distendeva in attacco, era invece molto anarchica e approssimativa quando doveva difendersi. Questa di Ranieri chiude bene gli spazi, è più equilibrata, protegge meglio e di più. I risultati si vedono: 18 gol subiti nelle prime 10 giornate, solo 6 nelle ultime dieci!
RECUPERI E SCELTE - Da Perrotta a Taddei, rigenerati i veterani. Guberti e Motta i flop. Ranieri non ha fatto rivoluzioni, ha cambiato la musica con due mosse: il recupero di alcuni titolari dati per dispersi e qualche scelta netta, dolorosa, ma necessaria. I tre recuperi che hanno ridato forza, ritmo e gioco alla Roma sono quelli di Taddei, Perrotta e Juan. Ranieri ha avuto pazienza, ha dato a tutti la possibilità di crescere e di adattarsi alla nuova «gestione». La risposta di Perrotta e Taddei è stata totale, sorprendente. Li abbiamo visti per mesi spenti, svogliati, in declino. Abbiamo temuto che ormai non avessero più niente da dare. Che fossero, insomma, al capolinea. E invece Perrotta e Taddei da diverse domeniche sono i migliori, i punti di forza della nuova Roma di Ranieri. Perrotta sta giocando sulla fascia o in mezzo al campo, senza problemi. Protegge e riparte, si inserisce a sorpresa e fa anche gol. Corre come una volta, senza fatica, con leggerezza e, si direbbe, con felicità. La sua dote migliore, che sembrava irrimediabilmente smarrita. Se continua così, Lippi se lo riprenderà. Il recupero di Taddei è stato complicato da problemi muscolari, ma adesso anche lui sta benone. Sfonda sulla fascia e rientra con prontezza: se le cose in difesa vanno meglio, si deve anche a lui, che aiuta molto più di prima Cassetti. Questa capacità degli esterni di rientrare e partecipare alla fase difensiva sono tra le novità più interessanti di Ranieri. Con due cursori come Perrotta e Taddei, tutta la squadra respira e si muove meglio.
Ci sono state anche scelte secche, decise. Via Guberti, su cui Spalletti forse si era illuso. Dritto in panchina Motta, che difende poco ed è tatticamente svagato. In panchina anche Doni, perchè oggi Julio Sergio merita di giocare. Basta con Cicinho, altro esterno che difende poco e male. Avanti con Cassetti, che non è proprio il massimo, o con Burdisso, se cè Mexes accanto a Juan.
L'ATTACCO - Resta il dna offensivo ma larrivo di Toni aumentano le opzioni. Tutto si può dire, tranne che la Roma di Spalletti non regalasse spettacolo e gol a raffica. Sapendo questo, e trovando una squadra in disarmo, Ranieri ha subito detto: dimenticate quella Roma, a me non interessa giocare bene. Era un paradosso, un modo come un altro per ripartire da zero. Sapendo, tra laltro, che comunque non sarà facile rivedere quel calcio. La Roma di Spalletti ha segnato moltissimo e non solo con gli attaccanti. Settanta gol nel primo anno, secondo attacco del campionato. Poi 74 e ancora secondo attacco. Nel 2007 2008, stagione dello scudetto sfiorato, 72 reti e miglior attacco. Un po meno brillante nellultima, tormentata, stagione: 64 gol, quarto attacco della serie A. Oggi, dopo la cura Ranieri, la Roma continua a segnare parecchio perchè con 33 gol in 20 giornate, ha il terzo attacco, dopo Inter e Milan. Dunque, il suo dna, sotto questo aspetto non è cambiato, benché lattenzione nella fase difensiva sia migliorata. Ma la domanda che incuriosisce e stuzzica i romanisti è unaltra: cosa succederà adesso con Luca Toni? E di cosa saranno capaci lui e Totti insieme, come ai bei tempi della Nazionale? Nei quattro anni di Spalletti, la Roma non ha mai avuto un centravanti. Il ruolo lo ha interpretato a suo modo Totti, fornendo una versione del tutto particolare e inedita. Toni invece è il centravantone che la gente aspettava da sempre. Esistevano seri dubbi sulle sue condizioni, sulla capacità di tornare su alti livelli, dopo mesi grigi in Germania: Toni in due partite ha spazzato via quei dubbi. La squadra se nè accorta. Ora può alternare palla a terra con cross aerei, su cui Toni svetta. Può arretrare e cercare lui, perchè tenga palla e aiuti i compagni a risalire. Può sfruttare gli spazi, perchè Toni attira attenzioni e avversari. Ha, insomma, una carta in più, una carta importante, da giocare.
MODULI - Flessibile e pragmatica la filosofia del tecnico si adatta agli avversari. Il famoso 4-2-3-1 è stato per quattro anni la carta didentità e lorgoglio della Roma. Unintuizione tattica di Spalletti, suggerita più dallemergenza e dalla mancanza di un centravanti che da scelte precise. E diventato anche il modulo più di moda, che ha fatto proseliti anche allestero. In estate, durante il ritiro, Spalletti, avvertendo forse il bisogno di novità, ha provato a cambiare, 4-4-2 o 4-2-4 basato molto sugli esterni. Ci ha provato dopo aver capito che il centravanti non sarebbe arrivato. Ranieri, invece, è più pragmatico e flessibile. Con lui la Roma spesso cambia modulo e assetto. Ha giocato con lo «storico» 4-2-3-1, spesso anche con il rombo, come domenica con il Genoa: Brighi vertice alto e Perrotta sul centrosinistra, per coprire la fascia. Larrivo di Toni però impone un cambiamento. Sinora, in assenza di Totti, il problema è stato rinviato, ma già da sabato, contro la Juve, Ranieri dovrà trovare una nuova soluzione. Totti non ha voglia di fare il trequartista, dunque il 4-2-3-1 diventa improbabile, per non dire sepolto. Totti giocherà vicino a Toni, come seconda punta. Quindi ci vorrà magari un 4-4-2 con Taddei e Perrotta esterni, De Rossi e Pizarro centrali. Questa soluzione comporta lesclusione - dolorosa - di Vucinic. Immaginare un 4-3-3 con Toni, Totti e Vucinic significa escludere Taddei, in questo momento prezioso, e chiedere a Vucinic e Totti un dinamismo e un sacrifico che difficilmente possono garantire. Naturalmente non è solo un problema di moduli, con Totti e Toni davanti, servirà sempre un centrocampo dinamico e generoso per non compromettere gli equilibri così faticosamente raggiunti da Ranieri. Sabato, a Torino, difficilmente Ranieri si farà prendere la mano: probabile un 4-4-1-1 con Taddei e Perrotta sulle fasce e Totti seconda punta, finalmente accanto a Toni.