Dalla Juve alla Juve. Ecco la nuova Roma

19/01/2010 alle 12:25.

CORSPORT - La Juventus sembrava bellissima, la Roma sfiorita, svanita. Non sono passati anni, solo pochi mesi. Quella notte di agosto ha ingannato tutti, ma il calcio regala spesso ribaltoni clamorosi. Dalla Juve alla Juve, ora è tutta un’altra Roma. Ha cambiato allenatore, ha cambiato pelle, ha cambiato molte cose. E soprattutto ha ripreso a vincere.

Nelle ultime dieci partite ha conquistato 3 punti più dell’Inter e addirittura 12 più della . Prendeva troppi gol la Roma, nelle ultime dieci gare ne ha subiti solo sei, un terzo in meno rispetto all’andazzo con cui stava viaggiando fino a quel momento. Il cambiamento è netto, vistoso, ma Ranieri promette ulteriori progressi. E’ arrivato Luca Toni, il centravanti che mancava e che per ora si è presentato alla grande. Sabato rientrerà anche e per la prima volta li vedremo insieme. La curiosità che affascina e attizza i romanisti è proprio questa: come sarà la Roma con quei due davanti? Come li farà giocare Ranieri e chi lascerà il posto al capitano? Da quella notte di agosto, la Roma è cambiata davvero, nel gioco e nello spirito. Molto anche nei risultati. Ma può cambiare ancora e in meglio. Con Toni e . Con e Toni. Ranieri ci sta provando.

DIFESA - Più solidità con l’aiuto degli esterni e gli innesti di Juan e Julio Sergio. ll cambiamento più vistoso riguarda la fase difensiva. Non è stata mai eccellente con Spalletti, nemmeno nella Roma più scintil­lante e travolgente. Anzi, è stato quasi sem­pre il tallone d’Achille, la lacuna di una squa­dra spettacolo. Ranieri l’ha capito subito, ha trovato non solo una squadra confusa, esau­sta, spenta, ma soprattutto incapace di orga­nizzare una difesa passabile. Ci ha messo un po’ anche lui per cambarla, ma ora le cose vanno meglio. La Roma ha avuto a lungo una delle peggiori difese della A, ha preso gol ogni domenica. Ora ha una difesa che sban­da meno ed è molto più affidabile. Diversi i motivi di questo cambiamento. Intanto, il ritorno di Juan, a lungo assente o eternamente precario. Da quando sta bene, la difesa è un’altra. Il brasiliano ha classe, stile e i tempi giusti, attorno a lui, migliora­no anche gli altri. Poi la scoperta di Julio Sergio, che ha de­buttato con Spalletti proprio contro la , ma quasi per caso. Dopo aver fatto il terzo e poi il vice di Artur, è diventato di colpo tito­lare, sbalordendo un po’ tutti. Decisivo in al­cune partite, molto reattivo, pronto nelle uscite, su cui Doni non è stato mai bravo. L’apporto di Julio Sergio in questa fase è sta­to notevole, tanto che oggi il titolare è lui.

Ma a parte gli apporti individuali e qualche scelta attenta, tipo quella di non rischiare sul­l’out con un esterno come Motta, Ranieri è riuscito a migliorare tutta la fase difensiva. Partecipano molto di più gli esterni, rientra­no tutti, con grande attenzione, con una disci­plina tattica che prima non c’era. Se quella Roma era bellissima quando si distendeva in attacco, era invece molto anarchica e appros­simativa quando doveva difendersi. Questa di Ranieri chiude bene gli spazi, è più equi­librata, protegge meglio e di più. I risultati si vedono: 18 gol subiti nelle prime 10 giorna­te, solo 6 nelle ultime dieci!

RECUPERI E SCELTE - Da Perrotta a Taddei, rigenerati i veterani. Guberti e Motta i flop. Ranieri non ha fatto rivoluzioni, ha cambia­to la musica con due mosse: il recupero di alcuni titolari dati per dispersi e qualche scel­ta netta, dolorosa, ma necessaria. I tre recu­peri che hanno ridato forza, ritmo e gioco al­la Roma sono quelli di Taddei, Perrotta e Juan. Ranieri ha avuto pazienza, ha dato a tutti la possibilità di crescere e di adattarsi al­la nuova «gestione». La risposta di Perrotta e Taddei è stata totale, sorprendente. Li abbia­mo visti per mesi spenti, svogliati, in declino. Abbiamo temuto che ormai non avessero più niente da dare. Che fossero, insomma, al ca­polinea. E invece Perrotta e Taddei da diver­se domeniche sono i migliori, i punti di forza della nuova Roma di Ranieri. Perrotta sta giocando sulla fascia o in mez­zo al campo, senza problemi. Protegge e ri­parte, si inserisce a sorpresa e fa anche gol. Corre come una volta, senza fatica, con leg­gerezza e, si direbbe, con felicità. La sua do­te migliore, che sembrava irrimediabilmen­te smarrita. Se continua così, Lippi se lo ri­prenderà. Il recupero di Taddei è stato complicato da problemi muscolari, ma adesso anche lui sta benone. Sfonda sulla fascia e rientra con prontezza: se le cose in difesa vanno meglio, si deve anche a lui, che aiuta molto più di prima Cassetti. Questa capacità degli esterni di rientrare e partecipare alla fase difensiva so­no tra le novità più interessanti di Ranieri. Con due cursori come Perrotta e Taddei, tut­ta la squadra respira e si muove meglio.

Ci sono state anche scelte secche, decise. Via Guberti, su cui Spalletti forse si era illu­so. Dritto in panchina Motta, che difende po­co ed è tatticamente svagato. In panchina an­che Doni, perchè oggi Julio Sergio merita di giocare. Basta con Cicinho, altro esterno che difende poco e male. Avanti con Cassetti, che non è proprio il massimo, o con Burdisso, se c’è Mexes accanto a Juan.

L'ATTACCO - Resta il dna offensivo ma l’arrivo di Toni aumentano le opzioni. Tutto si può dire, tranne che la Roma di Spalletti non regalasse spettacolo e gol a raffica. Sapendo questo, e trovando una squadra in disarmo, Ranieri ha subito detto: dimenticate quella Roma, a me non interes­sa giocare bene. Era un paradosso, un modo come un altro per ripartire da zero. Sapendo, tra l’altro, che comunque non sarà facile ri­vedere quel calcio. La Roma di Spalletti ha segnato moltissimo e non solo con gli attaccanti. Settanta gol nel primo anno, secondo attacco del campionato. Poi 74 e ancora secondo attacco. Nel 2007­ 2008, stagione dello scudetto sfiorato, 72 re­ti e miglior attacco. Un po’ meno brillante nell’ultima, tormentata, stagione: 64 gol, quarto attacco della serie A. Oggi, dopo la cura Ranieri, la Roma conti­nua a segnare parecchio perchè con 33 gol in 20 giornate, ha il terzo attacco, dopo Inter e Milan. Dunque, il suo dna, sotto questo aspet­to non è cambiato, benché l’attenzione nella fase difensiva sia migliorata. Ma la domanda che incuriosisce e stuzzica i romanisti è un’altra: cosa succederà adesso con Luca To­ni? E di cosa saranno capaci lui e insie­me, come ai bei tempi della Nazionale? Nei quattro anni di Spalletti, la Roma non ha mai avuto un centravanti. Il ruolo lo ha interpretato a suo modo , fornendo una versione del tutto particolare e inedita. Toni invece è il centravantone che la gente aspet­tava da sempre. Esistevano seri dubbi sulle sue condizioni, sulla capacità di tornare su alti livelli, dopo mesi grigi in Germania: To­ni in due partite ha spazzato via quei dubbi. La squadra se n’è accorta. Ora può alterna­re palla a terra con cross aerei, su cui Toni svetta. Può arretrare e cercare lui, perchè tenga palla e aiuti i compagni a risalire. Può sfruttare gli spazi, perchè Toni attira atten­zioni e avversari. Ha, insomma, una carta in più, una carta importante, da giocare.

MODULI - Flessibile e pragmatica la filosofia del tecnico si adatta agli avversari. Il famoso è stato per quattro anni la carta d’identità e l’orgoglio della Roma. Un’intuizione tattica di Spalletti, suggerita più dall’emergenza e dalla mancanza di un centravanti che da scelte precise. E’ diventa­to anche il modulo più di moda, che ha fatto proseliti anche all’estero. In estate, durante il ritiro, Spalletti, avvertendo forse il bisogno di novità, ha provato a cambiare, 4-4-2 o 4-2­-4 basato molto sugli esterni. Ci ha provato dopo aver capito che il centravanti non sa­rebbe arrivato. Ranieri, invece, è più pragmatico e flessi­bile. Con lui la Roma spesso cambia modulo e assetto. Ha giocato con lo «storico» , spesso anche con il rombo, come domenica con il : Brighi vertice alto e Perrotta sul centrosinistra, per coprire la fascia. L’ar­rivo di Toni però impone un cambiamento. Sinora, in assenza di , il problema è sta­to rinviato, ma già da sabato, contro la , Ranieri dovrà trovare una nuova soluzione. non ha voglia di fare il trequartista, dunque il diventa improbabile, per non dire sepolto. giocherà vicino a To­ni, come seconda punta. Quindi ci vorrà ma­gari un 4-4-2 con Taddei e Perrotta esterni, e Pizarro centrali. Questa soluzio­ne comporta l’esclusione - dolorosa - di Vucinic. Immaginare un con Toni, e Vucinic significa escludere Taddei, in questo momento prezioso, e chiedere a Vucinic e un dinamismo e un sacrifico che diffi­cilmente possono garantire. Naturalmente non è solo un problema di moduli, con e Toni davanti, servirà sem­pre un centrocampo dinamico e generoso per non compromettere gli equilibri così fatico­samente raggiunti da Ranieri. Sabato, a To­rino, difficilmente Ranieri si farà prendere la mano: probabile un 4-4-1-1 con Taddei e Per­rotta sulle fasce e seconda punta, final­mente accanto a Toni.