Cisco o Lodigiani il Flaminio è stadio delle nostre prime

02/01/2010 alle 10:56.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - Totti, Toni, Tor. Gol. C’è un meraviglioso filo comune che lega il Flaminio alla Roma. È un profumo intenso di Testaccio ai piedi del cuore patrizio della città. A una bava di vento dalla Sud, sotto lo sguardo impettito dei Parioli, si è consumata negli ultimi anni una storia d’amore. Bellissima, perché fatta di prime volte. Debutti, ritorni, conferme, abbracci, tiri, gol. Cioè, Tor. Luca Tor.

L’anno dello scudetto, terzo ma primo per chi nell’83 era un romanista in divenire, a Capello servono certezze. È il 18 gennaio 2001. pare completamente recuperato dall’infortunio ai legamenti crociati, ma a Don Fabio serve un test più serio di quello con il Fiumicino, pochi giorni prima. La Roma assegna all’Ostia Mare il ruolo di sparring partner. torna a pestare per la prima volta dopo cinque mesi l’erba di uno stadio vero. Che non è l’Olimpico, ma insomma. Prova superata, al Flaminio germoglia un altro fiore tricolore.



Tre anni più tardi, il 4 settembre 2004, è un esordio mascherato da ritorno. Quello del tedesco che vola sotto

la curva vola e che al Flaminio atterra in panchina. La prima romanista di Rudi Voeller è buona: segnano Candela, Mancini e Montella, che in fatto di voli se ne intende. L’amichevole termina 3-1. È un sogno che si trasformerà in incubo, ma vallo a sapere. La stagione successiva, una partitella con la Lodigiani assume un valore quasi storico. Perché il 27 aprile 2006, 67 giorni dopo un infortuniodrammatico, il Flaminio riconsegna al calcio un giocatore che pure allora qualcuno dava per finito. E che invece di lì a qualche mese avrebbe consegnato all’Italia il suo quarto Mondiale. si mischia alla Roma Primavera, la caviglia sinistra risponde bene, al Flaminio finisce 2-2.



L’anno dopo, il 20 luglio 2007, Spallettisceglie il Flaminio per la prima uscita pubblica della Roma nella nuova

stagione. È solo un allenamento, ma per diecimila tifosi assetati di Roma è una sorgente. È il prologo per una

squadra che all’epilogo si vedrà derubata dello scudetto. Ma è pure l’ultima volta di Chivu davanti ai suoi (quasi ex) tifosi. Oggi, è un’altra prima volta. Un altro bacio, un altro abbraccio, un altro gol. Ma chiamatelo Tor, Toni, . Le assonanze, a volte, funzionano.