Ci pensa De Rossi. La Roma in semifinale

27/01/2010 alle 09:16.

GASPORT - La dura legge del gol prevede che gli attaccanti servano al gioco del calcio. Logico, perciò, che un Roma-Catania orfana di Totti, Toni, Vucinic e Baptista da una parte e Martinez e Mascara dall’altra fatichi a decollare per oltre 70’, tanto più che la squadra di Ranieri sembra soffrire dell’effetto «pancia piena» che il successo di Torino ha portato con sé. Ci pensa però De Rossi — già in gol contro i siciliani in campionato — a «matare» la squadra di Mihajlovic (che becca i soliti cori da «zingaro») ferita da due giuste espulsioni. Quanto basta a traghettare la squadra di Ranieri alla semifinale di Coppa Italia contro la vincente fra Milan e Udinese, consentendole di raggiungere il 16o risultato utile di fila...

La chiave La doppia superiorità numerica giallorossa, materializzatasi fra il 12’ e il 27’ della ripresa, permette ai padroni di casa di trovare quello spiraglio giusto che i ritmi troppo blandi e la buona vena dell’ex Campagnolo negano. Per oltre un’ora poco funzionano le geometrie di Pizarro, la vena di Taddei, la forza di e le sovrapposizioni di Motta e Riise contro il bunker catanese imperniato su Terlizzi. Rispetto al match di campionato (finito 1-1) il Catania schiera solo 4 dei titolari di allora (contro i 7 della Roma), ma ha sempre 10 giocatori dietro la linea della palla e senza velocità la cosa funziona, almeno fino alle espulsioni di Bellusci e Augustyn. Roma di forza L’emergenza offensiva, poi, si accentua constatando la nullità di Menez. Dopo poco, infatti, Ranieri capisce subito che il francese attraversa una delle sue giornate «down» e piazza subito Perrotta dietro l’unica punta Okaka, esiliando Jeremy sulla fascia sinistra.

Esiti modesti, tant’è che solo al 37’ Riise (l’eroe di Torino) scalda le mani dell’ex Campagnolo con un tiro, mentre per due volte (37’ e 44’) fallisce a buona posizione. L’ingresso di Cerci nella ripresa al posto (indovinate?) di Menez rivitalizza la Roma, visto che il neo entrato va subito al tiro in porta (3’: deviato). Ma è la superiorità numerica a permettere l’accelerata romanista. Prima su punizione (13’) e poi Perrotta di testa (17’) impegnano Campagnolo. Quindi, dopo un grande sciupio del fragile Okaka, il ingaggia un duello con da cui esce battuto solo al 29’, quando Okaka serve una palla che scarica in porta come una liberazione.

Catania spuntato È la fine del bunker di Mihajlovic, partito con un triangolo di centrocampo che vede Augustyn vertice basso (su Perrotta), con lo spento Moretti a sinistra e il factotum Ledesma partire sulla destra per piazzarsi anche dietro le due punte come suggeritore. Tocca a Izco sdoppiarsi sulla fascia destra per coprire Riise e affiancare Plasmati e Morimoto (ectoplasma) in fase offensiva. Se la difesa regge finché può, l’attacco è roba da «chi l’ha visto?». Dopo l’espulsione di Bellusci, poi, Augustyn scala in difesa (per poco) e Morimoto resta unica punta. Risultati offensivi? Nulli, tant’è che nel finale è Perrotta a sciupare due volte il raddoppio, ma tutto sommato sembra un peccato veniale. La caccia alla stella dei 10 successi di Coppa continua.