![](/IMG/AS ROMA/PARTITE/JUVENTUS-ROMA 09 10/BIG-totti cambio ranieri LR24 mancini 23_1_10.jpg)
IL ROMANISTA (F. STINCHELLI) - Vi rimando tutti (non so quanti siate, spero sempre di più) alla gran foto di prima del
Ed è questo: "Il Romanista" è un giornale speciale, nel bene e nel male, un giornale da capire primancora di leggerlo. Anzi, è inutile che lo leggiate se non lavete in precedenza ben guardato: osservato, spiato, inteso. Sì, perché, lungi dallessere un foglio di parole, è un tessuto, uninvenzione dimmagini, quindi didee.
Perciò, avanti dimmergervi nelle menate che un po tutti, in maggiore o minor misura, vi propiniamo, fate caso alle foto. Quelle dicono tutto e di più. Torniamo, dunque, alla foto di prima pagina per la vittoria sulla Juventus. Chiunque labbia scelta (io lo so, ma non svelo larcano), era ispirato da Goya, quello della ritrattistica di corte, con le facce dei personaggi che dicono tutto. Nella nostra compaiono, al posto dei sovrani di Spagna, Francesco Totti e Claudio Ranieri.
E il momento in cui il Capitano viene inopinatamente chiamato in campo a prendere il posto dellinfortunato Toni. E il momento in cui Totti, toltesi in fretta le ciabatte, si accinge a gettarsi nella mischia, così comè, senza previa preparazione, senza riscaldamento alcuno. E il momento in cui tutti i romanisti, quelli al gelo dellOlimpico torinese come quelli al caldo delle dimore, se la fanno addosso, sacramentando: ammazza che jella!, manco entra lariete, il sellerone imprestato, il bomber a caccia di riscatto, che se rompe...e mo che famo? Un pareggio basterebbe, sì, è na
parola.
Da che mondo è mondo, riconosciàmolo, i Lupi, a Torino, contro la Zebra, se la sono sempre fatta sotto. Eh, diàmine, sette vittorie in novantanni sono pochine assai. Poi, dopo certi episodi, certe carognate, divenne follia sperar. Ma torniamo alla foto, a Francesco, a Claudio. Guardàteli. guardiàmoli in viso. Che fanno? Ridono: ride Totti, sereno e disteso. Infilandosi i guanti; ride Ranieri, lievemente più contratto (eh, non è mica lui a doversela vedere con loste), ma ride comunque.
Ridete... che mamma ha fatto gli gnocchi? No, niente gnocchi, mica è giovedì, è sabato e cè la trippa, trippa di zebra. E che i due sanno, mentre noi, fuori, non sappiamo. Loro sanno che la Fortuna ha già deciso. Noi, non addetti ai sublimi favori, inaccetti in Olimpo, sappiamo poco e niente. Gli è, amici cari, che dobbiamo alla divina provvidenza (Fortuna) se un bel giorno Claudio Ranieri è approdato a Trigoria.
Un lungo percorso, il suo, a volte un calvario, prescritto dal destino, deciso giustappunto dalla Fortuna. Un incontro segnato dal fato. Quante parole: provvidenza, destino, caso, azzardo, sorte. opportunità. Sono sinonimi e si riconoscono in una sola sovrana parola: Fortuna. Per i nostri antenati la Fortuna era una dea, tanto che le
avevano intitolato un tempio. Dice Ovidio: aedem Fortunae Primigeniae, e Livio gli fa eco: per Fortunas!, come noi diciamo: in nome del cielo! Certo, presso i maiores la fortuna volava in alto, e dire che noi, miserrimi, labbiam oggi avvilita a livello del culo. No, la fortuna di Francesco e di Claudio non è culo. E un segno che viene dallalto, la certezza di una vittoria, sorridente vittoria, che loro, i segnati, avevano. E noi no. Loro erano stati informati, noi no: condannati a dibatterci nel dubbio, ad affogare nella paura.
Fin qui, è stato un preambolo. Il preludio al discorsetto che vorrei fare sulla fortuna di Totti. Tutta la carriera di questo eccezionale campione romano si è svolta (infortuni a parte, che rientrano nellincertezza di ogni mestiere) sotto il segno benedicente della Fortuna Primigenia, dallinizio a una fine che vediamo ancora lontana. Chi ha avuto più di lui, che ha ottenuto il massimo nella città in cui è nato e che più lo ama? Mazzone allinizio, Ranieri ora, al culmine, non sono (stati) allenatori, per lui, ma maestri padri.
Ricordate lultima Torino e il fulmine che colpisce il polpaccio di Luca. Ma è la Fortuna Primigenia a mandarlo: consentirà a Francesco di paartecipare alla lotta, illuminarla col suo genio, segnare il rigore del pareggio e schiudere le porte al successo. Così, quasi scherzando, con quel sorriso sulle labbra. Andate a rivedervelo: è lo stesso che rivolge, nei promo tivù, alla sua bella e intelligente moglie, capace di rivelarci il bravo attore che era in lui e che domani, non si sa mai... Mi dicono che, a Trigoria, Mastro Claudio lo chiama "Checco", il diminutivo tutto nostro, tenero e antico, per dire Francesco. Lo stesso che usava con lui Carlo Mazzone. Da Carlo a Claudio, sempre a casa sua (nostra), nel segno della Dea Primigenia. Se non è fortuna questa!