"Annamo a riprende i 2 punti de Cagliari". E in quel momento Pizarro, Riise e il gol

26/01/2010 alle 09:45.

IL ROMANISTA (M. GIAMMAROLI) - Sabato 23 gennaio: allo stadio Olimpico di Torino si gioca Juventus-Roma; corre il 37’ del secondo tempo con il risultato bloccato sull’1 a 1 quando Buffon è costretto ad abbattere Riise lanciato a rete e a lasciare i bianconeri in dieci uomini. Il sottoscritto è collegato telefonicamente con il consueto amico e collega carissimo da anni compagno fedele di stadio quando la Roma gioca in casa e di telefonino quando i giallorossi sono in trasferta. Da quel momento la discussione si fa animata e le valutazioni, come spesso accade, divergenti sull’opportunità di far entrare forze fresche per tentare di portarci a casa l’intera posta (tesi del mio amico) o accontentarsi di un pari che comunque ci avrebbe consentito di restare avanti alla vecchia signora (tesi del sottoscritto). Mentre si “litiga”,...

Neppure il tempo di ribadirgli che io mi accontentavo del pareggio, che l’immenso Pizarro disegna una parabola paradisiaca verso la testa (giallo)rossa di John Arne Riise. Palla in rete e telefonini in aria con conseguente interruzione della comunicazione che riprende cinque minuti dopo con un’altra sentenza: «E adesso annamo a vince lo scudetto!». In quel momento non me la sono sentita di contraddire il mio profetico amico anche perché si doveva ancora giocare il derby di Milano terminato il quale devo riferire che lo stesso Roberto (è il nome dell’amico in questione) ha modificato il suo pensiero profetizzando per la Magica un  secondo posto finale dietro lo squadrone di Mourinho.

Non so se il mio amico avrà ragione anche stavolta ma l’impresa di Torino ci ha restituito più di una certezza. Questa è una Roma che lotta fino all’ultimo respiro e che nelle avversità (infortunio di Toni) trova sempre l’occasione propizia per ricompattarsi come e più della Roma di Spalletti, forse più bella (forse) ma assai  più fragile se la sua manifesta bellezza non si concretizzava in risultati favorevoli.

Questa è la Roma di Claudio Ranieri che ha lasciato in panchina per poi gettarlo nella mischia senza riscaldamento costringendolo a giocare novanta minuti ed essere poi ringraziato dal che si sta letteralmente “consegnando” al suo allenatore perché è romano e romanista come lui e sa di potersi fidare  senza riserve.

Questa è la Roma dove al termine della partita titolari e panchinari festeggiano insieme sotto la curva giallorossa abbracciandosi e “schiaffeggiandosi” come ai tempi delle undici vittorie consecutive. Questa è la Roma che viene accolta trionfalmente alle tre di notte a Fiumicino e scortata fino a Trigoria dove l’attendevano altre centinaia di tifosi inneggianti.



Questa è la Roma di Montali, di Pradè, di Bruno Conti ma è anche e soprattutto la Roma di Rosella Sensi. Chi mi segue sa che non ho mai lesinato critiche alla proprietà per l’ostinazione con la quale sono stati allontanati eventuali acquisitori che forse avrebbero potuto farci sperare in un futuro più consono al nome che porta questa squadra; e tuttavia non sarebbe onesto non riconoscere che è stata Rosella a volere Ranieri e Montali e soprattutto a dargli fiducia nei rispettivi ruoli. I campi di Trigoria sono rinati; i rapporti tra staff tecnico e quello sanitario anche; si è portato a Roma Luca Toni: tutti obiettivi che senza l’assenso del Presidente e  Amministratore Delegato non avrebbero potuto essere raggiunti. Non so, non sappiamo, come finiranno le questioni economico-finanziarie della proprietà, che comunque restano indissolubilmente legate al futuro sportivo dell’A.S. Roma, ma nessuno potrà mai dubitare sulla genetica e genuina fede giallorossa di Rosella Sensi.