
CORSPORT (A. MAGLIE) - Lo chiameremo Olivia. I romani, si sa, hanno una predisposizione particolare per i soprannomi. «Lo videro lungo lungo, magro magro, con i fluenti capelli raccolti a coda di cavallo e il riferimento alla fidanzata di Braccio di Ferro scattò immediato» . Rinaldo Sagramola oggi è lamministratore delegato del Palermo ma nella vita professionale di Luca Toni ha avuto un ruolo decisivo. Praticamente dagli albori. Aveva ventuno anni ed esperienze calcistiche che lo avevano segnato. In negativo.
«Della cosa con me lui non ha mai parlato, ma qualche anno fa, nelle stagioni della sua esplosione con il Palermo, la Fiorentina e con la Nazionale, ho letto una intervista della madre in cui diceva che se non fosse arrivato alla Lodigiani e non avesse incrociato me, probabilmente avrebbe smesso perché lesperienza con il Fiorenzuola lo aveva indotto ad accarezzare lidea di un precoce ritiro».
La mamma non ha torto: Sagramola è diventato una sorta di filo rosso nella carriera di Toni. Lo ha portato a Roma e, successivamente, a Vicenza, quindi si sono incrociati nuovamente a Palermo. La Roma del ragazzo venuto dalla provincia di Modena era un fazzoletto incastonato tra via Prenestina e via Casilina. La Borghesiana era il quartier generale della Lodigiani: un grande parco, lalbergo immerso nel verde, palestre e campi sportivi. «Tutti i ragazzi che venivano da fuori, abitavano lì» , racconta Sagramola. E lì, alla Borghesiana, lallora direttore sportivo della Lodigiani lo aveva scoperto. Una scoperta stranissima, quasi un segno del destino. «Era il giorno della prima comunione di mio figlio. Durante il rinfresco mi eclissai: la Lodigiani giocava una partita di qualificazione alle finali del torneo Berretti. Il nostro avversario era il Modena. In campo cera questo ragazzo alto e magro. Mi colpì subito perché nonostante la notevolissima altezza riusciva con i piedi a nascondere la palla agli avversari».
Quasi un «amore a prima vista» . Solo che si concretizzò un po a scoppio ritardato. «Toni, infatti, finì allEmpoli che allepoca militava in B. Il club toscano lo mandò a fare esperienza al Fiorenzuola. Non fu per il ragazzo una esperienza positiva. La Lodigiani aveva ottimi rapporti con lEmpoli. In particolare avevamo in comproprietà con i toscani Giampieretti. La cedemmo per avere la metà di Toni che lanno prima aveva segnato solo due gol in ventisei partite». Alla Borghesiana si presentò in bermuda e con la lunga coda di cavallo: «I nostri tifosi lo chiamarono immediatamente Olivia». Alla fine della stagione, però, il soprannome era stato dimenticato: la gente ricordava solo il nome. Perché il modenese esplose lì, in quella periferia romana: quindici gol in 31 partite. «Era già fidanzato con Marta Cecchetto: spesso veniva a trovarlo a Roma» , ricorda Sagramola.
Da Roma ha spiccato il primo volo: ora potrebbe spiccare il secondo. Perché a partire da quel campionato (C1) 98-98 la carriera calcistica di Toni assunse caratteri travolgenti. Schizzò anche il suo stipendio: 50 milioni alla Lodigiani (ma soltanto perché veniva da un club di B, lEmpoli), lanno dopo 200 milioni al Treviso, lanno dopo ancora un miliardo al Brescia. E stato uno dei grandi successi del dirigente Sagramola che lo portò a Vicenza sborsando quattro miliardi di vecchie lire per venderlo, poi, al Brescia per la non modica cifra di ventisei miliardi di vecchie lire.
«Fu lui che scelse Brescia. Infatti, tentò lassalto anche il mio attuale presidente, Zamparini, allepoca proprietario del Venezia. Ma lui voleva giocare con Baggio: pensava che questa coabitazione lo avrebbe aiutato a crescere e non aveva tutti i torti» , spiega Sagramola.
Il giorno in cui il Vicenza chiuse con Gino Corioni, Toni in tono scherzoso disse a Sagramola:
«Direttore, ora me lo regala il Rolex Daytona?» La risposta fu secca: «Caro Luca, sei tu che mi devi regalare un Daytona, ma non lorologio, la Ferrari». Poi il Palermo, la Fiorentina, il Bayern, la corte dellInter. Qualche infortunio ha ritardato la sua crescita. Eppure i trentuno gol con i viola nel campionato 2005-2006 restano lacuto di un vero tenore. In Germania, dove si è portato il fisioterapista incrociato a Palermo, vive momenti non semplici. Roma potrebbe restituirgli quel che gli è stato tolto. Non il soprannome.