
IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - «Il mio desiderio più grande? Dopo tanti anni, chiudere la mia carriera qui a Roma. Una città che amo, così come amo il pubblico della Roma». Si confessa, John Arne Riise, davanti alla piccola platea che è venuta a salutarlo nella residenza dellAmbasciatore di Norvegia, Einar M. Bull. Una vera dichiarazione damore verso una tifoseria che lo ha scoperto e cominciato ad amare un po alla volta.
Una breve chiacchierata col difensore norvegese, a margine della serata: 10 punti nelle ultime 4 partite. Cosè cambiato? «Prima creavamo comunque un sacco di occasioni ma senza concretizzarle. Ora stiamo facendo gol, e anche in difesa andiamo molto meglio. La squadra è più compatta, cè più cooperazione tra noi, ognuno lavora anche per gli altri ». Quanto ha contribuito Claudio Ranieri? «Nel farci credere che possiamo vincere ogni partita. E poi nel lavoro molto duro in allenamento, soprattutto sulla fase difensiva. Con gli attaccanti che debbono dare un aiuto anche dietro ». Tre punti, attualmente, dal quarto posto? «Possiamo riuscirci. Se giochiamo come riteniamo di poter giocare, potremo vincere ogni partita. Sarà certamente importante battere le squadre che ora ci precedono, ma per noi viene un impegno alla volta. Il prossimo è contro il Basilea. Ed è a quello che pensiamo. Una gara fondamentale, perché anche in Europa League vogliamo arrivare fino in fondo. Mi aspetto una buona gara, e so che faremo di tutto per vincere. Dopodiché, ci sarà la Lazio. Ma è ancora presto per parlarne. Di sicuro, riguardo ai derby, cè che non conta se si è favoriti o meno, è solo nella sfida che si esprimono i valori». Sei diventato un beniamino della tifoseria: «Questanno sento di stare giocando molto meglio. Credo che la forza e la determinazione che metto in campo, e il dare sempre il 110% hanno fatto sì che la gente mi apprezzasse di più. Credo che anche questa serata sia un riconoscimento per ciò che faccio per i tifosi». Inutile aggiungere cosa gli è stato chiesto a fine serata. «Un gol contro la Lazio? Non dico né sì, né no» ha detto John Arne, quasi sottovoce, rivolto alla platea. «Sapete, ci sono i giornalisti ».