CORSPORT (R. MAIDA) - Totti era già capitano della Roma quando Toni pensò che con il calcio fosse tutto finito. Luca aveva 21 anni, soltanto uno in meno dellamico, e nel Fiorenzuola non segnava mai. Voleva smettere: lo prendevano in giro, affibbiandogli soprannomi tipo Giandone e Olivia ( di Braccio di Ferro), perché era alto e sgraziato nei movimenti. Un centravanti senza futuro e con poco passato. Tanto che lEmpoli di Spalletti, proprietario del suo destino, accettò questo scambio di comproprietà: Toni alla Lodigiani, in serie C1; Flavio Giampieretti, mediano di Passo Co- rese, allEmpoli. Era lestate del 1998, era il momento che avrebbe cambiato tante storie. Undici anni dopo, Toni torna a giocare a Roma. Stavolta nella Roma. Con Totti..
ROMA - Si presentò in bermuda e con i capelli lunghi, legati in una coda di cavallo. Guai a toccargliela: «Il laccio che li tiene fermi è un regalo della mia fidanzata: si chiama Marta » . Marta Cecchetto, sì. Una di quelle a cui devi credere quando dice che si è innamorata del ragazzo e non del calciatore. In effetti, nel giorno in cui mise piede per la prima volta alla Borghesiana, Toni non era nessuno. Anzi, meno. Perché era in crisi di identità. «Sono qui per studiare alluniversità del calcio. Se ho le qualità per sfondare, alla Lodigiani crescerò» disse. Firmò un contratto da 50 milioni di lire. Cioè 25 mila euro, cioè un duecentoquarantesimo dello stipendio che gli ha promesso il Bayern fino al 2011.
Lallenatore Guido Attardi lo guardò e si rese conto: « Ragazzo, che fisico che hai. Eccezionale » . Puntò forte su di lui, convinto dal general manager Sagramola che ne aveva sponsorizzato lacquisto. Nel ritiro a Laces, Alto Adige, dove il 97,32 per cento della popolazione parla solo tedesco, Attardi si fece capire chiaramente. Voleva che Toni lavorasse sui fondamentali e sui colpi di testa, per sfruttare laltezza e la rapidità nei movimenti palla al piede.
IMPEGNO - Luca recepì. Tornato alla Borghesiana, dove ha vissuto per tutto lanno romano, si allenava più degli altri, prima degli altri e dopo gli altri. Per eliminare i difetti. Era determinato in campo quanto tranquillo fuori. E con la forza della disciplina, con una volontà da studente secchione, conquistò la fiducia della società e dello staff tecnico. Di tanto in tanto, aveva addirittura il permesso di ospitare Marta.
«Era il suo premio - ricorda un dirigente di allora, Tonino Ceci - perché si comportava bene. Ma la sera alle 10, tutti a letto. Il presidente Malvicini controllava da vicino i giocatori, visto che viveva nel centro sportivo» .
BIG TONI - I risultati si videro subito. Otto giornate di campionato, otto gol. Toni non esultava ancora girando la mano accanto allorecchio, ma si faceva sentire lo stesso al Tre Fontane, il vecchio campo dellEur che quellanno sostituiva il Flaminio in ristrutturazione. In poche settimane era capocannoniere del girone B della C1, un torneo di campioni in pectore: tra gli avversari cera il Marsala di Evra, ora terzino del Manchester United, e il Castel di Sangro di Iaquinta e Cudicini. Via con i paragoni. Toni, il nuovo Batistuta: «Non scherziamo. Bati è il mio idolo. Semmai assomiglio più a Vieri, facendo le debite proporzioni» . Forse non era né luno né laltro. Ma forse era davvero su quei livelli lì. Toni e basta, non Little Toni come azzardava qualcuno: «Ma mi avete visto bene? Sono alto 1.95!» . E aveva appena cominciato la scalata.
TRAMPOLINO - La Lodigiani si addormentò sul più bello e arrivò solo dodicesima, ma seminando campioni. «Eravamo la squadra più giovane della C1» , notò Attardi. Toni invece concluse la stagione con 15 gol, uno dei quali fondamentale: il 3- 2 della vittoria alla Favorita di Palermo. Sembrava dovesse andare proprio al Palermo, che avrebbe raggiunto anni dopo, invece viaggiò verso Treviso. Sempre con Marta al suo fianco, ma senza più lacci per la coda di cavallo. Ormai era tempo di diventare grandi.
lallenatore DELFINI
«Altissimo ma ancora gracile rimaneva con me in campo per lezioni supplementari»
I giocatori cercano spesso conforto e certezze negli uomini- ombra delle squadre. Gente di esperienza, che lavora duro nel retrobottega. Alla Lodigiani un prezioso riferimento per Toni era Carlo Delfini, secondo di Attardi e oggi allenatore di due squadre giovanili. « Di Luca posso solo parlare bene - ricorda Delfini - Era un ragazzo umile, sincero, che chiedeva e ascoltava con passione. Allepoca aveva grandi mezzi ma qualche limite tecnico. E direi anche fisico perché nonostante laltezza era gracile. Però aveva una formidabile volontà, voleva diventare un calciatore importante e con lapplicazione ci è riuscito » .
Instancabile Toni: « Alla fine di ogni allenamento mi chiedeva di restare in campo per provare i tiri in porta e i colpi di testa sui cross dalle fasce. Anche così si migliora. E per un allenatore è sempre un motivo di soddifsazione aiutare un ragazzo ad arrivare al top» . Il contatto con lallievo si è diradato per motivi tecnologici: « Ci sentivamo finché non ho perso il telefonino. Da allora non sono più riuscito a recuperare il suo numero. Sono contento che venga a Roma, spero di abbracciarlo presto. Sono convinto che, se starà bene, sarà un ottimo colpo di mercato» .
il compagno SAVINI
«Aveva già listinto da killer di piede era micidiale E poi è cresciuto tantissimo»
Indossava la maglia numero 3, lo apprezzava da lontano. Mirko Savini, 30 anni, nel 1998/99 era compagno di Luca Toni alla Lodigiani. E non ha dimenticato certe tracce da killer. «Luca era impressionante già allora
- racconta -. Se gli capitava mezza palla-gol la trasformava in rete. Più di piede che di testa. Perché è vero che è un ragazzo molto alto, ma nel gioco aereo non è mai stato devastante » . Lodigiani, città di Roma, come svolta di una carriera: «Beh, sì. A Roma ha trovato la sua consacrazione dopo la stagione difficile che aveva vissuto a Fiorenzuola, anche per merito dellallenatore, Attardi, che è riuscito a tirare fuori il meglio di lui» . Poi il volo, lento sicuro e costante, verso il Mondiale vinto a Berlino. Possibile? Vero. Ma come?
«Incontrandolo da avversario in serie A, mi sono reso conto che Toni è migliorato tantissimo. Anno dopo anno. Solo così poteva raggiungere certi livelli. Non come me, che sono un giocatore normale...» . E che lestate scorsa ha firmato un triennale con i greci del Paok Salonicco: «Calcio modesto ma ben pagato. Sarà dura resistere fino al 2012. Staremo a vedere» . Intanto, Savini ha incassato i rimpianti di De Laurentiis che avrebbe voluto tenerlo al Napoli: «Quando ho sentito i suoi elogi, lho chiamato per ringraziarlo. Purtroppo a Napoli avevo problemi con il direttore Marino» .
SIROTI
«Lo affrontai con il Savoia Era difficile da contenere la C1 gli stava stretta»
Lodigiani- Savoia, campionato 1998/ 99: « 1- 1. Marcavo Luca Toni » . Il ricordo è nitido ma poco autocelebrativo. Paolo Siroti in realtà cancellò Luca Toni da quella partita. « Probabilmente gli capitò una giornata storta - spiega - perché aveva delle qualità fuori dal comune. Era una forza della natura » . Siroti, scuola Juventus, oggi ha 39 anni ed è allenatore-giocatore della Recanatese, campionato di serie D. Nella sua lunga carriera ( «quasi sempre in C1, girone B, un marchio per me» ) ha raccolto un database completo sui suoi avversari: « Gli attaccanti sono indimenticabili, me li trovavo sempre di fronte... Sicuramente Luca, a conti fatti, è il più forte che abbia mai incontrato » . Anche se... «Anche se altri giocatori, come Califano che era con me al Savoia, avrebbero potuto aspirare a una carriera importante. Toni è stato bravo a lavorare per migliorare sempre, sia sotto il profilo tecnico che caratteriale. Non diventi campione del mondo senza certe doti» . Doti che ai tempi della Lodigiani meritavano di essere affinate: « Ma già allora era un calciatore difficile da contenere. Era forte fisicamente e bravo con i piedi. Sembrava scoordinato nei movimenti eppure controllava benissimo il pallone. Non mi aspettavo che arrivasse così in alto. Ma sicuramente la C1 per lui era troppo poco» .