
IL ROMANISTA (D. GALLI) - «L'obiettivo minimo è arrivare tra le prime quattro». Quando pensi che la rimonta a Bergamo sarà completata da Totti, Vucinic o Menez, ecco che spunta Perrotta. Proprio come con il Bologna. Vai sotto, poi segna Mirko e raddoppia Simone.
Dopo un inizio tosto, Simone ha ritrovato ritmo, condizione, il rinnovo per un altro anno. Difficile spiegarsi, però, lo stentato avvio di stagione: «Ci ha aiutato la consapevolezza di essere forti. Sappiamo di essere una squadra con qualità tecniche di una certa caratura. I motivi? Anche con Spalletti non cerano. Perdevamo, ma non facevamo male. Con Ranieri abbiamo cambiato modo di giocare, e questo ha creato un po di "casino". Ora abbiamo ritrovato giocatori che fanno la differenza e i risultati sono sotto gli occhi di tutti». A Simone non importa la zona di competenza: «Devi metterti a disposizione del mister, poi ognuno ha una posizione preferita. A me piacerebbe giocare dove ho giocato ieri (domenica, da trequartista, ndr), ma decide il mister».
Gruppo vecchio? Macché. «Se le cose funzionano a distanza di anni - dice il centrocampista - non vedo dove sia il problema». Quali sono le novità più importanti introdotte da Ranieri? «Il modo di giocare è rimasto lo stesso allinizio, Ranieri è stato intelligente impostando la squadra "alla Spalletti", inizialmente. E lha detto subito, intelligentemente, che non ha lo stesso gioco offensivo di Spalletti». Questione società. Per Perrotta, «i Sensi resteranno ancora per molto alla guida. Non sentiamo questa crisi che tutti dicono, pensiamo solo a lavorare». Domenica cè il derby: «La Roma ci arriva allo stesso modo della Lazio. Non centra chi ci arriva meglio e chi peggio, ci sono stati anni in cui siamo arrivati meglio noi e poi hanno vinto loro». Julio Sergio ha stupito tutti: «È stato bravo a sfruttare loccasione che ha avuto». Perrotta è strafelice sia di essere rimasto a Roma («giocare con questa maglia è qualcosa di unico ») sia di Totti: «Ha qualità calcistiche rare, se ne vedono pochi come lui. Senza, con il Bari non avremmo vinto. È il simbolo di questa squadra. E non si deve mai parlare male di giocatori così».