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IL ROMANISTA - «Anche se la Roma la allenasse mio padre domenica mi batterei fino alla morte per vincere con il Parma». Christian Panucci domenica tornerà allOlimpico agguerrito come sempre. Dopo nove anni con la maglia giallorossa la sentiva sua, profondamente sua.
Nella conferenza stampa di auguri natalizi indetta dal presidente della società emiliana Tommaso Ghirardi, il difensore ha parlato dei suoi sentimenti verso la Roma: «E la società che amo. Fino a sette mesi fa non avrei mai voluto giocare questa partita, Roma è la città della mia vita. Ho passato nove anni fantastici e sono legatoa tutti. Però ora sono al Parma e da calciatore non mi piace perdere».
Tanti i ricordi positivi del bomber dei difensori: «Troverò tutto il mio mondo, anche i magazzinieri che mi lucidavano gli scarpini. E poi ritroverò una tifoseria che amo e rispetto».
Nella trasferta di Napoli però arrivò lo screzio con Spalletti che decretò la fine della sua storia romanista: «Lì si è rotto il giocattolo. Direi di nuovo tutto ciò che ho detto, compreso il chiarimento con lallenatore. Stavolta però accetterei la panchina. Provai a parlare con Rosella, la chiamai ma non rispose. Non richiamai e li finì tutto».
Panucci si giocò anche lopportunità di un futuro da dirigente: «Ne parlavamo con la società», ma ora ha deciso: «Gioco un altro anno, poi in aprile vedrò». Ad oggi una carriera terminata per il difensore con 375 presenze e 34 gol in A cè, quella con la Nazionale: «Capitolo chiuso, anche se a fine campionato mi chiamassero sarò dallaltra parte del mondo. Andarci con Capello? Non me lo danno il passaporto inglese».