La Roma vista da un'androide

01/12/2009 alle 09:11.

IL ROMANISTA (M. FUCCILLO) - Fossi un androide del calcio, un saggio e dannato “replicante” come quelli di Blade Runner, allora direi: ho visto sui pratoni bergamaschi cose che voi umani romanisti non potete neanche raccontare, neanche se le aveste viste. Ma, poiché sono umano e tifoso, dico: chi se ne frega di quel che ho visto.

Quindi chi se ne frega degli occhi e invece colgo, raccolgo e diffondo le “opportunità” di Atalanta-Roma e del suo “dopo”. Opportuno e insieme sano e giusto mi sembra andare a vincere lì, nella terra e nello stadio intrisi di anti romanità, anti meridionalità, anti globalità, anti modernità. Sapete cosa ha detto il sindaco di un paesello di quelle parti, il sindaco di Cocquio, il piccolo centro del recente delitto delle “mani mozzate”? Ha detto: “Meno male che l’assassino non è uno di noi, abita a nove chilometri”. E’ sano e giusto andare a vincere là dove considerano stranieri e diversi quelli di nove chilometri più in là. Regalargli un dispiacere, anche se per indiretta via calcistica, è una spezia saporosa sui tre punti presi in classifica. E opportuno è anche rallegrarsi alla vista della rabbia sconfortata di uno juventino imparruccato che in quella terra fa l’allenatore. Gradimento piccolo e accessorio, mini zolletta, ma sempre zucchero.

Ma veniamo al dolce vero, alla “opportunità” grassa e golosa. Più golosa in realtà che grassa. Più voglia che sostanza, ma solo pensarci è tutta acquolina in bocca. Ventun punti in classifica, alla pari con la che, diciamolo senza che nessuno ci senta, gioca meglio di noi. A tre punti dal quarto posto con in mezzo squadre che, come di dice “sulla carta”, dovrebbero alla lunga darci strada. Quarto posto sul quale sarebbe suicida scommettere, quarto posto che non meritiamo e che potrebbe solo caderci in braccio per altrui sfinimento. Quarto posto al quale non credo, ma parlarne ora si può e allora evviva la grande e bella opportunità. E, siccome al pari delle ciliegie, pare che le opportunità non vengano mai da sole, ecco il contorno del piatto forte: opportunità alla prossima partita di inguaiare davvero i laziali, di usarli come trampolino, loro giù, noi su. Chi se ne frega di quel che vedono gli androidi, quello che c’è sul piatto comincia ad essere saporoso, anche se non certo ottimo e abbondante. Gli odori che vengono dalla cucina sono invitanti, anche se non è il caso di entrare in cucina a vedere come li producono.

Hanno vinto, abbiamo vinto, ho vinto. E la vittoria consiste nella “opportunità” felice di assistere a un campionato romanista che per la prima volta da quando sono iniziate le partite ha un senso, una prospettiva, un’attesa, una speranza. Dalla pro ssima ci si siede allo stadio e davanti alla tv con meno mestizia e noia e più interesse e divertimento. Scusate se è poco… Ma cosa avrà mai visto quell’androide, quel replicante importuno, cosa mormorerebbe quell’affranta bocca della verità? Direbbe di un terzino che non sapeva dove giocare e che sempre si faceva superare. Direbbe di un Motta peggiore in campo. Poco male se fosse possibile identificare un “migliore”. No, il migliore in campo l’androide non l’ha visto. Non Vucinic che ha segnato un gol, ma quanti stop mancati, palle perse, tiri a vuoto. Non che tre giocate superbe le ha fatte. Ma tre, solo tre.Niente “migliori” in senso assoluto. Relativamente ad una partita modesta, fatte queste proporzioni, allora i “migliori” sono stati Perrotta, si può dire. E Juan, anche se non si può dire perché vige scomunica e anatema sui brasiliani.

E’ pazzo questo androide che così parlerebbe? Già lo sento, dice: “Non ci siamo”. E poi: “Non siamo contenti”. E poi: “Ci sono dei meccanismi che non funzionano. Quali? Se prendiamo un gol a partita non ci vuole grande intuito ad indovinare quali e dove”. E poi: “Ci sono bravi giocatori senza continuità”, indovina quale, quello alto un po’ con i baffi e un po’ senza?. Dite che queste sono frasi e parole di Claudio Ranieri? Mentre le ha dette doveva essere invasato, posseduto dall’androide, doveva essere il “replicante” Ranieri.

Per fortuna alla fine l’androide, quel replicante umano senza cuore, dopo aver stufato se n’è andato. A vedere nello stesso pomeriggio e sera -Chelsea e -Real Madrid. Se n’è andato mormorando e farfugliando qualcosa come: un altro calcio è possibile. Mi ha lasciato finalmente solo e in pace. Chi se ne frega di lui e della difesa che fa acqua, dell’attacco che spara a salve se non è a sparare, della panchina in cui siedono in tanti ma in realtà non c’è nessuno. Roma ha vinto, io mi sento meglio e sollevato, perfino intrigato dal suo possibile campionato. E se mi domandate: ma hai visto…? No, io non ho visto niente: solo due gol e tre punti.