La nuova vita di Spalletti: "Vado via dai nostri eccessi"

23/12/2009 alle 11:16.

REPUBBLICA.IT (F.BOCCA) - Adesso che il toscano testardo, fiero e paradossale è in partenza, vuol convincerci tutti che a San Pietroburgo non fa freddo.

Voglia di ricominciare da capo?

"Mai presa così, volevo da tempo un'esperienza all'estero. C'è l'opportunità, l'accetti e basta: l'interesse dello Zenit ha spostato le cose, non altro. Grande società, giovane, che vuol crescere. à bellissima, monumentale: unica differenza con Roma il clima. E poi non sarò il primo: in Russia andò Scala, Messina ha vinto col basket, a Mosca c'è Pincolini. Porto la famiglia: i bambini alla scuola russa e mia moglie non aprirà negozi, notizia fasulla. Prendo la residenza, voglio imparare il russo e vivere in quel mondo lì".

Scelta maturata a lungo?

"Dopo la Roma sono stato molto all'estero, esperienze nuove e dirette, soprattutto a Londra. Sono stato da Zola al West Ham e da al Chelsea. Carlo, gentiluomo, mi ha aperto il suo salotto, mi ha fatto stare sul campo, vedere i box dello Stamford Bridge, mostrato l'organizzazione. Il calcio estero e in particolare il calcio inglese mi ha colpito: disinnesca le tensioni. Può sembrare meno professionale a prima vista, invece esalta le prestazioni: i giocatori sono a loro agio. In Italia spesso rendono meno per la tensione".

Folgorato, addirittura.

"A me la passionalità del calcio italiano piace, dopo un mese mi mancava. Ma il calcio migliorerebbe se imparasse la lezione. Penso agli stranieri: noi li arricchiamo in professionalità, il calcio inglese prende lezione da loro. Noi diamo cultura agli altri, gli inglesi la assorbono".

Troppa passionalità dunque.

"Io sono profondamente italiano: la passione spesso fa la differenza e sono abituato a lavorarci. Ma va ripulita dall'eccesso: riempiremmo di più gli stadi. Non bisogna vendere la vittoria come unica concezione possibile. Ho conosciuto molti tifosi, ho trovato tanta gente normale: pensiamo a loro. Rispetto chi ha passione pura. Poi però è pieno di trappole ovunque, anche tra i giornalisti..."

Ora c'è il problema del razzismo.

"Ignoranti purtroppo ce ne sono. Il razzismo è la miglior maniera per far male. Balotelli è un ragazzo esuberante che deve completarsi come campione. Se avesse i capelli castani e le lentiggini troverebbero la maniera di colpirlo comunque: gli stupidi non capiscono che il colore della pelle ha importanza solo se vuoi vederlo. E poi l'Italia ha accolto i campioni più amati senza distinzioni e a braccia aperte".

Capello, , Zola, Trap, Spalletti, Mancini: in Europa boom del made in Italy.

"I tecnici italiani sono bravi e completi. E' il nostro lavoro che in Italia va rivisto. Io vedo l'allenatore come selezionatore e manager, sarebbe più coerente: qui uno sceglie i giocatori e l'altro li allena. E poi se molti vanno in Europa, se la scuola è riconosciuta, perché tanti esoneri? Perché non ci crediamo? Mezza serie A ha già cambiato. L'allenatore è l'anello più debole. Incredibile che quasi tutti siano nel mirino: ora tocca a Ferrara, ma a volte pure a Mourinho. Ci vuole serenità e pazienza, migliorare gli staff di osservatori, lavorare sulla squadra e non solo sul singolo: così le squadre hanno vita lunga e fanno risultati. Io mi porto dietro il bagaglio di un italiano, sono felice di esportare la nostra cultura. La mia, in ogni caso, non è una fuga".

Magari a giugno sarebbe arrivata una big o la nazionale: perché non aspettare?

"Perché nulla è dovuto e scontato. Qualche offerta l'ho avuta dall'estero, ho accettato la più interessante. Aspettare non è il mio modo di fare. Altrimenti avrei aspettato che la Roma mi mandasse via, oppure avrei lasciato prima delle due partite iniziali, così potevo ricominciare subito. Ma non è andata così, punto. Vado a fare il mio lavoro e a coltivare un'ambizione".

Torniamo al calcio russo.

"E' in ascesa, 5-6 squadre come Spartak, Cska, Zenit, Rubin, Dinamo di valore. Campionato che dà 4 club alla e molto conteso: meno scontato di quello spagnolo ad esempio".

Allo Zenit, club della Gazprom, i soldi ci sono: riuscirete a prendere calciatori importanti?

"Lo Zenit è una buona squadra che punta in alto. Davidoff e Advocaat prima di me hanno fatto un bel lavoro. Il massimo due anni fa poi dopo aver dato via Arshavin, Dominguez e altri hanno avuto qualche problema. Il clima non fa paura: in Russia si gioca sostanzialmente d'estate. La preparazione, in inverno, è itinerante. Il club ha disponibilità ma c'è un bilancio. Loro dicono, questo per le strutture, questo per il settore giovanile e questo per il mercato: e con quello si fa".

E Roma, e la Roma?

"La mia à e un pezzo della mia vita. Penso che il mio lavoro sia stato riconosciuto. E' stata una grande avventura, tante persone con cui ci siamo dati molto. e sono la continuità e l'eccellenza della romanità. Perrotta, Taddei, Pizarro e gli altri la qualità e la forza di quel modulo. Inventammo insieme il 4-2-3-0, lo chiamavamo così, con la sua eccezionalità e imprevedibilità dà genialità alla strategia, un attaccante che l'avversario non sa dove sia. Mantengo un rapporto stretto con quella che è stata la mia vita. Io mantengo tutto quello che ho passato".