«Io, Ranieri dedico il derby alla mia Mamma Roma»

08/12/2009 alle 10:34.

IL MESSAGGERO (CLAUDIO RANIERI) - Più di un sogno. Vincere subito il derby, il mio primo da allenatore della Roma. Meglio di così non potevo chiedere a questa nuova avventura che ho atteso per una vita. La felicità mi ha spinto in campo, scegliendo un percorso che non mi appartiene. Mai successa una cosa simile. Io a festeggiare con i giocatori, insieme con i ragazzi sotto la Curva Sud. Non l’ho mai fatto, ma domenica sera me la sono sentita, trascinato lì da chissà che cosa o semplicemente dalla notte più emozionante della mia carriera. Quando la mia squadra vince, di solito, sono il primo a lasciare il terreno di gioco. Vado via, lasciando il palcoscenico e gli applausi ai protagonisti.La scena è tutta loro. Resto in campo solo quando il risultato è negativo. Perché il primo responsabile, se le cose non vanno bene, sono io.

Ma stavolta non potevo proprio andarmene. Da quando sono arrivato alla Roma, mai avevo visto la Sud così bella e con tanti tifosi.Solo da avversario mi era capitato di vedere quel muro tutto giallorosso. L’altra sera l’impatto con il nostro popolo mi ha provocato interiormente qualcosa di forte. Di speciale. La felicità è per il risultato, ma anche per lo spirito del gruppo. Sono contento di essere riuscito a trasmettere la grinta del romano. Ai giocatori ho detto di dimenticare le difficoltà del passato. Ma a tutti loro ho chiesto di non arrendersi mai in campo. Solo così avremmo riconquistato la nostra gente. Ora noi siamo tosti. Ed è per me la cosa più importante. Credo che lo sia pure per i nostri tifosi.

Finalmente sono tornato. Solo chi vive all’estero, come a lungo è successo a me, può capire che cosa sto provando. Almenoper dieci anni ho avuto nostalgia di casa mia. Di Mamma Roma. Sono nato a San Saba, ho sempre frequentato Testaccio da bambino, pedalavo in bicicletta e attraversavo vie sicuramente con meno persone e macchine di oggi. Adesso sono ai Parioli, ma Testaccio è sempre mio. Lo vivo quotidianamente.

Ogni mattina che vado a Trigoria, passo lì. Dopo il lungotevere,attraverso ponte Sublicio e entro in via Marmorata.Il lavoro non mi permette di girare a piedi nel cuore della à. Non l’ho fatto nemmeno dopo il derby. Sono rientrato a casa, ho mangiato con la famiglia. Mia moglie Rosanna non è venuta allo stadio. Avevo provato a convincerla. «Dai, c’è il derby, è uno spettacolo che non ti puoi perdere». Soffre troppo e mi ha detto no. C’era però mia figlia Claudia, con i suoi amici. Li ho ritrovati tutti a tavola e ho ripensato alla Sud. In festa con i nostri colori.