«Frasca diventerà un grande portiere. Io come J. Sergio, ma è meglio Doni»

02/12/2009 alle 10:39.

IL ROMANISTA - Valerio Frasca, con la sua serie record di 949’ (recuperi inclusi) senza prendere gol, ha superato di gran lunga il precedente primato di un portiere romanista. Quello stabilito nel campionato 2003/04, ultima stagione di Don Fabio Capello in panchina, da Ivan Pelizzoli. Che di minuti d’imbattibilità ne fece registrare 773’, otto partite meno dieci minuti. Quest’anno, reduce dalla lunga esperienza russa in chiaroscuro con la Lokomotiv Mosca, il 29enne numero uno bergamasco è tornato nella sua città per difendere i pali dell’Albinoleffe. Con Ivan abbiamo parlato un po’ di tutto, dal primato di Frasca alla sua esperienza romanista, fino al derby che attende la ..



L’attuale della Primavera, Valerio Frasca, non prende gol da 949’ e ha battuto il tuo primato.

«Fa molto piacere per questo ragazzo, i record servono anche per essere battuti ed è bello se a togliertelo è un ragazzo diciottenne, di prospettiva. Speriamo di vederlo spesso tra i pali della prima squadra».



Valerio, diversamente da te, è un di statura non eccelsa. Intorno al metro e 80. Si può diventare grandi anche se non altissimi?

«Se uno è bravo gioca e fa bene anche se è alto un metro e 80. Non ci devono essere preclusioni di questo genere e di alcun tipo. Vedrete, emergerà anche se non è imponente fisicamente».

Frasca, tra l’altro proprio oggi (ieri, ndr) ha ricevuto la convocazione dall’Under 19 azzurra. Gli vuoi mandare un

messaggio?


«Davvero? Certo che glielo mando. E’ una bella soddisfazione per lui e anche per il settore giovanile della Roma. Gli voglio fare un in bocca al lupo sincero».

Quali consigli ti senti di dare all’estremo difensore della Primavera giallorossa?

«Valerio deve stare tranquillo e non farsi prendere dall’ansia per questo primato che sta portando avanti. Ma so benissimo che non è facile perché anch’io non ero tranquillo. Deve restare sereno in tutto e per tutto. Non deve demoralizzarsi se questo gol prima o poi arriverà. L’importante è andare avanti con l’obiettivo di

divertirsi e migliorare sempre».



Cosa ricordi del torneo 2003/04, quello del tuo primato d’imbattibilità?

«Che arrivammo al secondo posto e si rivelarono  fondamentali, in negativo, le due partite che perdemmo in casa e in trasferta con il Milan. Rappresentarono la chiave di quella stagione».



Delle tue otto partite senza incassare reti, quei 773’, ricordi qualcosa di particolare? Un episodio curioso?


«Posso dirti di quando abbiamo perso l’imbattibilità difensiva, all’Olimpico contro il Lecce. Vincevamo tre o quattro a zero (tre a zero con le reti di Mancini, Carew e , ndr), questo non lo ricordo bene, e per i salentini fece gol Chevanton a due minuti dalla fine. Tutto lo stadio si alzò per applaudirci, a me e ai miei compagni


che contribuirono comunque al record. Una cosa da far venire i brividi e uno dei ricordi più belli che porterò sempre con me della parentesi con la Roma».



Quale bilancio puoi tracciare dei tuoi quattro anni a Trigoria?

«Sono stati quattro anni tra alti e bassi, che però mi hanno insegnato molto e sono stati importanti per il prosieguo della mia carriera. A Roma sono stato benissimo, i tifosi sono eccezionali. Un’esperienza utilissima. In giallorosso ho vissuto tutte le sensazioni che può provare un calciatore nell’arco della propria carriera. Belle e brutte, è normale, ma che comunque rimarranno indelebili nella mia vita».



Stai seguendo la Roma attuale, le sue vicissitudini?

«Un po’ la sto seguendo, non tutte le domeniche ma comunque spesso. In serie B giochiamo il sabato, quindi la domenica se non portiamo a spasso le bambine (ha due figlie, ndr) capita che guardo qualche partita dei giallorossi. Hanno avuto qualche difficoltà, peraltro comprensibile, dovuta al cambio di allenatore. Ma adesso sta andando meglio, può fare anche molto bene».



A tenere banco, da qualche settimana a questa parte, è anche il discorso del con Julio Sergio che, da terzo che era, è diventato titolare. Qual è la tua impressione?

«E’ una situazione poco frequente, ma qualche volta capita. E’ accaduto anche a me ad inizio carriera, con la

maglia dell’Atalanta. Fontana si ruppe un dito in ritiro, Pinato che era il secondo si strappò ad una coscia.

Allora fui promosso io, che ero il terzo in rosa, e restai titolare. Ci tengo però a dire una cosa: Julio Sergio è bravo e sta facendo bene, ma io preferisco di gran lunga Doni. E’ un altro tipo di , di un altro livello».




Cosa servirà a Doni per tornare titolare?

«Mettersi li a lavorare a testa bassa senza far  storie. In una situazione simile bisogna reagire e dimostrare, in allenamento, di essere il numero uno. Arrabbiature e discussioni non servono. Bisogna restare tranquilli».



Domenica ad attendere la squadra di Ranieri c’è il derby con la Lazio. Che sensazioni trasmette una partita così?

«E’ una di quelle sfide, anche in altre à ma soprattutto a Roma, che aspetti tutto l’anno, che se riesci a vincerle trasmetti ai tifosi una gioia incredibile. Non è una partita come tutte le altre, ne respiri l’aria prima durante e dopo i 90’ di gioco».

La Roma arriva alla stracittadina in un momento decisamente migliore di quello dei biancocelesti. Te la senti di dare un pronostico?

«Spero che vinca la Roma, è naturale».