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IL MESSAGGERO (R. RENGA) - Ormai dovremmo essere tutti daccordo: le squadre italiane non reggono le tre partite settimanali. La Juve ha furoreggiato con lInter e non si è alzata dal letto contro Bayern e Bari. Il Milan non ha retto il ritmo (e il gioco) del Palermo, cui Delio Rossi ha solo detto di fare ciò che faceva lanno scorso. La Fiorentina è rimasta sotto la pioggia di Liverpool. LInter è lInter: un punto a Bergamo e raggiunta quando si trovava in dieci. La crisi della terza partita è come quella del settimo anno nei matrimoni: ufficiale. Ma nessuno cerca di capire perché e allora ci chiediamo come mai e ci diamo pure una risposta: chi parla è perduto. Capita ..
Il campionato è diviso in tre fasce: cinque squadre da trentasei e ventotto punti: qui si vola alto. Nove da venticinque a ventitrè: qui può succedere di tutto. Sette squadre, infine, da diciotto a nove: qui si soffre. La Roma a Genova avrebbe meritato di più. Ma anche così, a venticinque, trova la strada spianata: dipende da che cosa vuol fare da grande. Domenica affronta il Parma, quarto a ventotto: vincendo, entrerebbe in zona Champions. Non solo: Milan e Juve sarebbero a pochi passi. Potrebbero diventare un obbiettivo in un mondo calcistico in cui i primi tre posti non fossero assegnati per nobiltà e ricchezza. Quindi si badi al sodo.
A Genova una buona Roma, solida in difesa come vuole Ranieri e brillante in avanti secondo il costume di Spalletti, di cui si sono riviste alcune giocate. Cè chi chiede coraggio. Ossia: più attaccanti per vincere. Come se i successi dipendessero dal numero delle punte: in questo caso tutti metterebbero almeno cinque centravanti, come nel calcio dei primi calci del mondo. Vince chi cerca e trova spazi. Per questo Ranieri ha tenuto larghi Totti e Vucinic: in mezzo dovevano finire, via via, De Rossi, Brighi e Perrotta. Poi capita, come può capitare, che Perrotta fallisca il gol ed è tuttaltra storia. Rivisto con piacere il Taddei di una volta: mollarlo sarebbe un errore. Nel pacco dono natalizio per Spalletti sono altri i giocatori da mettere.
Non si sentono insulti rivolti alla società: come sempre, dipende dai risultati. Eppure Rosella è sempre la stessa. Quella che due anni fa poteva vincere lo scudetto; la Rosella del quarto e drammatico anno di Spalletti; la presidentessa di Ranieri.