Dalla Borghesiana a Trigoria, la favola romana del "sellerone"

27/12/2009 alle 09:11.

IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Giandone. Cioè alto, dinoccolato, un po’ grezzo. A Fiorenzuola, storia di una dozzina di anni fa, Luca Toni, il centravanti un po’ imbranato della squadra locale, campionato di serie C/1, lo chiamavano, anzi lo apostrofavano (sorridendo...) così. Quel giandone, con soli due gol alle spalle e una mezza (mezza?) idea di farla finita con il pallone a 21 anni, nell’estate del 1998 - a sorpresa - prese la residenza a Roma, zona Casilina, ospite fisso e stipendiato della Lodigiani alla Borghesiana. Aveva da pochi giorni firmato per la terza società della capitale, ancora serie ..



Dopo la prima uscita con la maglia rossa della Lodigiani, il giandone era andato in archivio: Toni, per il pubbico del Tre Fontane, dove la Lodigiani giocava per l’impraticabilità del Flaminio, era già diventato il sellerone. Alto, altissimo. Magro, magrissimo. E con i capelli raccolti a coda di cavallo. E, improvvisamente, era diventato bravissimo a far gol. Come se l’aria di Roma l’avesse trasformato, in positivo. Giocava al centro dell’attacco, accanto a lui Sgrigna, oggi al Vicenza, oppure Vigiani, che adesso sta a . Guadagnava una cinquantina di milioni di lire; era già fidanzato con Marta Cecchetto, conosciuta pochi mesi prima a Fiorenzuola; il suo cartellino era al cinquanta per cento di proprietà dell’Empoli, squadra con la quale aveva esordito, due stagioni prima in B, agli ordini di
Luciano Spalletti.



A Roma, quell’anno, vita mondana zero ma tanti gol. Quindici alla fine del campionato, in trentuno partite. Gol di potenza, ma anche gol di astuzia. Pochi di testa, visto che il gioco aereo per il sellerone non è mai stato un punto di forza. Si intendeva a meraviglia con Sorrentino, il suo amico/compagno del cuore; scherzava con Moretti, oggi al , che in quei mesi cominciava ad affacciarsi nel mondo del calcio (semi)professionistico; in allenamento faceva impazzire Pratali, che ora veste la maglia del Torino, o Savini, oggi colonna del Paok Salonicco, oppure Pellegrino, ex Primavera della Roma. Non aveva grande tecnica, ma sotto porta sbagliava raramente. Quindici gol, come detto, il suo bottino finale. Quindici reti che non turbarono minimamente i sonni della Roma che, nell’estate del 1999, portò a Trigoria uno che aveva già segnato un mare di gol tra A e B, Vincenzo Montella. E così ai fedelissimi del Tre Fontane non restò altro da fare che cominciare a seguire, con malcelato rimpianto, le vicende di Toni al Treviso, dove Luca era finito con la sua Marta, senza più la coda di cavallo ma con un grande avvenire alle spalle