Adesso siamo un pò più adulti

15/12/2009 alle 11:06.

IL ROMANISTA (M. FUCCILLO) - Riavvolgo il nastro, torno a martedì sera, seguitemi prego. Son già le otto di sera passate e all’ultimo momento mi invitano a cena, a cena e a veder la partita. Son gente gentile e pure piacevole, dunque sono ospite e anche a mio agio. La partita è Juventus-Bayern e, piccolo neo, la gente gentile tifa Juventus. Contengo il microscopico e, vilmente non dichiarato, imbarazzo: a me farebbe piacere la Juve sbattuta fuori dalla Champions. Per “fortuna” sembra che l’imbarazzo non avrà tempo per montare: Trezeguet segna subito e il mio potenziale, ipotetico piacere sembra destinato a subito svanire. Partita chiusa, figurati se i tedeschi infilano due gol. Nella mia sopravvenuta indifferenza la partita scorre e i tedeschi la Juve la triturano: il rigore provocato da Caceres, il portiere del ..

Sento l’onda di dolore che monta nella casa ospitale, la conosco, la riconosco. Non provo ovviamente solidarietà alcuna, ma so quanto fa male. Provo a star zitto, quasi ci riesco. Fino a che una ragazza, di ottime intenzioni ma di approssimative nozioni calcistiche, tenta una “consolazione” per juventini presenti. C’era infatti un buon dolce da mangiare, ma la cena è stata abbondante. Tutti più o meno sul dolce già natalizio da aprire passano la mano. Lei allora dice: “Lo apriremo alla prossima partita di della ”. Non ce la faccio, non mi tengo, dico: “Allora lo apriamo tra un anno”. Mi vogliono bene, mi perdonano. Ma non fino in fondo. Qualcuno ribatte: “Magari ci vediamo in Europa League, vediamo allora chi mangia il dolce e chi l’amaro”. Già, magari ci vediamo lì, nella “nostra” Coppa c’era già cascato il Liverpool e adesso ci casca anche la . La Coppa sciapita per me romanista in prospettiva si insaporisce. Per ora mi lecco lo zucchero sulle labbra, zucchero filato di bastonata. Dall’ultimo turno del girone eliminatorio di avrei voluto un altro e più grosso regalo: l’Inter fuori. Sì, perché l’Inter ha da tempo superato, anzi staccato nella mia classifica di antipatia perfino la . L’Inter arrogante, l’Inter prepotente, l’Inter maleducata. Il Mourinho “italiano” è la prova vivente di quanto sia malato il calcio italiano. Lui prende a pesci in faccia giornalisti e televisioni e giornalisti e televisioni chiamano tutto questo “comunicazione”. Lui sbuffa, insulta, provoca. E stampa e tv reagiscono come tanti Fantozzi di fronte al “capo megagalattico”. Lui fa scuola, non di calcio ma di boria e di presunzione molesta. Altri allenatori stanno copiando. Chi dice di avere la “lista nera” di chi lo critica, chi recita la parte dell’offeso perenne sul palcoscenico dell’intervista o conferenza stampa: Mourinho è di certo più contagioso del virus H1 N1, e di sicuro più dannoso, l’influenza in tre giorni te la levi di torno, la moda del bullo arricchito invece fa tendenza, diventa costume, riscuote applausi, arruola pubblico fedele. Penso a Mourinho e per assonanza di stile mi viene in mente Fabrizio Corona. Ecco uno dei perché l’Inter non la sopporto più.

Dietro l’Inter sempre antipatica, spesso brutta in campo, in campionato più o meno niente. Dietro l’Inter la classifica è stata stretta e piallata come dalle morse di una grande pressa. Il secondo posto è a quota 31, c’è il Milan strapazzato dal Palermo. Il terzo posto è a quota 30 punti, c’è la ri-bastonata dal Bari (il Bayern non era un caso…). Il quarto posto è a quota 28, a soli tre punti dal secondo dunque. C’è il Parma, prossimo avversario della Roma. Al quinto posto, quota 25, sono in due, noi e la Sampdoria. E poi, nello spazio di un punto, tra quota 24 e quota 23, sono in sette: Bari, , , , Cagliari, Chievo e Palermo. Nello spazio di due punti si ammucchiano in nove. E’ un campionato con un solo “barone” e nessun “cavaliere”: chi sta più o meno dove stiamo noi, tra i 28 e i 23 punti, può arrivare alla fine terzo come settimo, secondo come ottavo, quarto come nono. La partita contro la Sampdoria ci ha dato un buon punto in trasferta e in classifica ma non ci aiuta più di tanto a capire, ora, quale sarà il nostro risultato finale. Abbiamo giocato meglio che nel derby, ma per mezz’ora abbondante, quella iniziale del secondo tempo. Non per tutta la partita. Per tutta la partita ci abbiamo messo attenzione e volontà, ma non tutto l’ingegno e la creatività possibili. Dice Ranieri che abbiamo giocato “da grande”. Esagera un po’. Diciamo che la Roma, per meriti suoi e demeriti altrui, sta diventando la più “adulta” se non la più grande di quelle dieci squadre che ora si affollano tra quota 28 e quota 23.