Tre gol e sei lezioncine per tutti

24/11/2009 alle 09:41.

IL ROMANISTA (M. FUCCILLO) - Roma-Bari: tre punti, tre gol e sei lezioncine a spiegazione e corredo. La prima, vecchia come il mondo, impartita a tutti i bambini e dimenticata da quasi tutti gli adulti: le bugie hanno le gambe corte. Quella prima della partita è stata, per dirla con Rosella Sensi, la settimana del massimo e concentrico, unanime e mirato “assedio mediatico” alla società di calcio Roma.

Notizie preoccupanti sulla società e stupore quasi incredulo per le reazioni societarie sul “Corriere della Sera”, “Messaggero”, “La Stampa”, “La Repubblica” e via stampando e leggendo. Secondo l’equazione ripetutamente esposta e rivendicata in pubblico dal suo massimo dirigente, “l’assedio” avrebbe dovuto recare il massimo “danno” alla squadra. Infatti la Roma squadra ha giocato la miglior prima mezz’ora mai vista da mesi. Si è “inceppata” l’equazione? No, era sbagliata, anzi falsa, teatralmente e inutilmente vittimista.

Seconda lezioncina, anche questa non nuovissima eppure sempre affollata di scolari disattenti: chi non risica non rosica. Claudio Ranieri è un allenatore che spinge la saggezza fino e oltre il confine della lentezza. Questione di carattere credo. Ci ha messo parecchio per ammettere con se stesso che la “sua” Roma almeno un po’ deve ancora “spallettizzare”, cioè giocare un gioco redditizio perché divertente e viceversa. Poi ce l’ha fatta e ha messo in campo contemporaneamente tre che lavorano palla a terra e ha messo fuori due o tre che la palla la lavorano terra-terra. Contro il Bari finalmente Ranieri ha schierato la miglior formazione possibile e quella giusta. Rischiando, ha perfino rischiato di non prender gol per la prima volta da una vita, nonostante, anzi forse proprio perché c’erano insieme , Menez e Vucinic.

Terza lezione, piccola ma sincera: con troppi galli a cantare, e a parare, non si fa mai giorno. La pallina della roulette del giallorosso si è fermata su Julio Sergio Bertagnoli. Lasciamola lì per un po’ e non facciamo ripartire la giostra alla prima parata mancata o sbilenca. Quarta lezione: l’erba del vicino è sempre più verde. Spesso sembra, solo sembra che sia così, ma stavolta “l’erba” dell’avversario era più fresca davvero. Erano diecimila quelli del Bari, perdevano tre a zero e non solo tifavano, erano comunque orgogliosi della loro squadra. Orgogliosi e di umor sereno. Contenti certo no, ma non divorati dal livore, dalla rabbia, dall’ira. Certo per loro era relativamente facile, vengono dalla serie B, stanno facendo un buon campionato, non hanno campioni acclamati in squadra. Per loro era facile, ma per noi una tale adulta serenità è appena un ricordo sbiadito. Da quanto tempo non siamo più capaci di “sconfiggere” una sconfitta con un sorriso?

Quinta lezione, fatta di sole cinque lettere: . Nulla da aggiungere. E la sesta? Viene in mente il “bue che dice cornuto all’asino”. Ma la questione è più vasta e riguarda niente meno che l’antropologia culturale. Cioè il come alcune “culture” si facciano carne, ossa, pensieri e parole e determinino, forgino dei “tipi umani” caratteristici. Uno di questi tipi umani particolarmente diffuso che abita la contemporaneità italiana è il peccatore che scomunica il prete, il giocatore che ha falciato l’avversario e chiede all’arbitro l’ammonizione di quello che ha steso, lo schiaffeggiatore che esige risarcimento dallo schiaffeggiato perché gli si è arrossata la mano. Questo tipo umano ha colonizzato la politica, il sindacalismo, i talk show televisivi, il traffico quotidiano nelle vie della à. E ora anche la dirigenza della A.S. Roma. Sostenere di essere vittima di chi ti chiede i soldi che ti ha prestato è sublime, merita applausi a scena aperta. Tanto più che il “tipo umano” in questione, il campione della nuova antropologia è in onesta buona fede, ci crede davvero che la “giustizia” sia sottrarsi alle regole, perfino alla regola dell’ovvio. Non tutti possono permettersi l’iscrizione al club di questo umano ideal tipo. Provateci voi ad andare nella vostra banca a dire che “onorerete il debito” ma che non vi secchino e importunino chiedendo come, quando e, perfino, volendo qualche euro come inizio della remissione del debito. Provateci: non chiamano le guardie ma gli infermieri.

Ma c’è chi può: il Tg1 e il Tg5 hanno diffuso senza una parola di spiegazione, senza un dubbio e senza neanche un “perbacco!” la tesi che provare a farsi pagare i debiti è insolenza, anzi reato. A qualcosa Pippo Marra evidentemente serve. Deve essere questo “l’autofinanziamento”: farsi dare i soldi e restituirli l’anno del mai e il giorno del poi. Avesse convocato una conferenza stampa, Madoff non avrebbe saputo dire meglio. E allora qual è la lezione: che bisogna stare con le banche? No, chi se ne frega delle banche. Però quando il “bue dice cornuto all’asino” e ci crede pure in quel che dice, allora la perdita di contatto con la realtà diventa patologica e contagiosa. Allora “l’avventura” si sostituisce alla “impresa”. Allora “l’ostacolo” diventa “complotto”. Allora il leader si fa demagogo. Allora le sembianze sociali di quel tipo umano si fanno grottesche. Un’attenuante, grande e forte, però Rosella Sensi ce l’ha: così fan tutti, più o meno.Per lei e per la Roma l’augurio che i tre punti presi al Bari, più altri tre, più…Che qualche vittoria curi l’ansia, i pensieri e le parole. L’augurio di sicuro, la speranza un pò meno