CORSPORT (L. CASCIOLI) - Gli ottanta anni di Campo Testaccio più che il ricordo di uomini ed eventi che quasi nessuno ricorda più, meritano unelegia. Lelegia dellinespugnabile stadio di legno che allungava la sua ombra tra il Monte dei Cocci e le strade sterrate, vivendo di quel lungo splendore che i tramonti sanno concedere ai quartieri che costeggiano il fiume. Sulle tribune cera abbastanza cielo per la felicità della gente, che cantava la canzone di Testaccio sulle note di un valzer da organetto...
« Campo Testaccio / cè tanta gloria / nessuna squadra / ce passerà » .
frontati muraglioni impedivano ormai alla riva ostile del Tevere di rovesciare fango e marciume. Accaddero molte cose felici su quel terreno di gioco, tra il 3 novembre del 1929 e il 30 giugno 1940. Masetti e Bernardini, i più assidui, riuscirono a rallegrare gli animi dei tifosi tra spacconate e prodezze che riempirono le cronache e vennero addirittura celebrate sugli schermi: 214 partite disputate, 150 vittorie, 34 pareggi e 30 sconfitte. I più bei nomi del calcio italiano ed europeo si
SLesibirono su quel terreno, da Meazza a Planika, da Piola a Braine, da Orsi a Sarosi, da Ferrari a Zsengeller. Ben 562 i gol segnati dalla Roma, 173 quelli subiti. « Quanno che comincia la partita / ogni tifosetta se fa ardita / strilla Forza Roma a tutto spiano / con il gagliardetto in mano / perché cià er core romano? » . e vittorie avevano più sapore su quei marciapiedi, tra vecchie botteghe e alberi che sporgevano dai muretti, coronati da soffici nubi. Fu in questo quartiere nato sui resti argillosi dell'antico porto di Ripa Grande che la Roma venne a costruire il suo Tempio calcistico, per dare corpo a un progetto tornato adesso di attualità. Ormai le barche si avvicinavano a quelle incerte rive sobbalzando, tra i canneti e la corrente traditrice. Il primo gol, nel lontano 1929, lo realizzò Rodolfo Volk, il gigante fiumano che fece impazzire i tifosi prima dellavvento di Guaita, il « Corsaro nero » . Erano tempi mitici, dominati dalle leggende. Quelle dei campioni di calcio si mescolavano a favole di draghi e sirene. Ma erano anche tempi in cui vennero toccati record rimasti poi inavvicina-
Cbili e imbattuti, come quello raggiunto da Guaita nel campionato 1934- 35 con 28 gol messi a segno in 29 partite, che aspetta ancora un campione capace di fare meglio.
erto è che migliaia di tifosi gremivano pericolosamente quelle tribune di legno. Dicono che i difensori della Roma terrorizzassero con minacce gli attaccanti avversari, ma queste sono favole inventate nei bar, nelle trattorie e negli empori della zona, labirintici come il rovescio delle carte da gioco, esposti al sole, alle piogge e ai venti del sud. Cose che appartengono al tempo.
oggi mi sembra una fandonia che la leggenda di Testaccio abbia avuto inizio ottanta anni fa e che duri solo da allora, perché l'ho sempre giudicata eterna come l'acqua e l'aria.