Si torna all’Olimpico. L’appello di De Rossi: "Roma adesso aiutaci!"

05/11/2009 alle 09:32.

CORSPORT - Daniele De Rossi è arrivato intorno alle due di ieri pomeriggio nel punto vendita Adidas di Via del Corso, in pieno centro. L’occasione è stata la presentazione della nuova scarpa (la Predator X) che Daniele indosserà da stasera in avanti. E quando è arrivato il momento di rispondere alle domande, Daniele ha parlato più o meno di tutto. Nazionale, Cassano, Spalletti, Roma: a cuore aperto, come al solito. Così che non si possa mai dubitare - e chi lo ha mai fatto? - che ciò che dice è quello che pensa, che sente davvero. Non è soddisfatto, non può esserlo. Il momento della Roma «è delicato» riconosce, e « la Roma è la mia ..

: Roma, adesso aiutaci!

«Non nascondo che i problemi ci sono, ma non è piacevole essere fischiati. Questa squadra deve puntare al quarto posto: io ci credo»

Il presidente della Sampdoria Garro­ne ha detto, e poi smentito, che die­tro la non convocazione di Cassano in Nazionale c’è una “brutta storia” con il Ct Lippi. la conosce?

«No, non ne so davvero nulla di brut­te storie tra Cassano e Lippi. Penso che Garrone sia stato male interpretato o che abbia ingrandito la vicenda per­ché vorrebbe che Antonio fosse convo­ ».

Ma è d’accordo con l’esclu­sione di Cassano?

«Antonio sta facendo grandi cose. Credo però che sia giusto che Lippi faccia le sue valutazioni, io non devo dirgli nulla. Non dimentichiamo poi che in Nazionale ci sono tanti altri bra­vi giocatori, anche se magari non spet­tacolari come Cassano».

Secondo lei c’è qualche motivo non tecnico?

«Non lo so, potete chiederlo a Lippi. Anzi: vi conviene non chiedergli più niente, altrimenti si arrabbia come l’altra volta...».

A proposito del Ct, vedrebbe bene Spalletti in quel ruolo?

«Lo avevo già detto e lo ripeto: Spal­letti sarebbe tra i più adatti perchè uni­sce una mentalità giovane, che gli ga­rantisce un buon rapporto con i calcia­tori, a ottime idee di gioco. Il tecnico per ora si chiama Lippi, e ci ha fatto vincere l’ultimo Mondiale. Ora sembra già sicuro che vada via, ma noi gioca­tori non ne sappiamo ancora nulla».

L’Italia accetterebbe un ritorno di qualora cambiasse idea?

«Penso proprio di sì, in azzurro Francesco c’è stato dieci anni, non ha mai avuto problemi. E poi il rapporto è ottimo con tutti, frutto di tante av­venture ed emozioni vissute insieme. Lui è un ragazzo splendido».

Veniamo alla Roma. Domenica ci sa­rà l’Inter a Milano. Paura che possa andare come con il Milan?

«Forse alla luce dei tanti episodi suc­cessi, soprattutto durante la stagione in cui arrivammo secondi dietro l’In­ter, con qualche compagno avevamo commentato che a Milano è sempre la stessa storia. Ma tra Milan e Inter è tutta un’altra cosa, anche se può fare effetto visto che lo stadio è lo stesso».

Il vostro è un momento delicato. Ne risente il rapporto con i tifosi. Che co­sa si sente di dire al pubbli­co della Roma?

«Il momento non è sicuramente faci­le, ma non è la prima volta che ci allon­taniamo dai tifosi. Adesso servono i ri­sultati, è l’unica cosa che può far torna­re l'entusiasmo. Non nascondo che i problemi ci sono, però la contestazione alla società c'era già da prima del cam­pionato. La linea di confine tra il cam­po e le vicissitudini societarie è sottile. Il discorso del club però a noi giocato­ri non deve interessare perchè si può trasformare in un alibi pericoloso».

L’Olimpico può diventare un campo ostile...

«Non abbiamo paura. Certo, è un peccato essere fischiati, è spiacevole. Nessuno è contento, ma i miei compa­gni col hanno avuto un atteg­giamento maturo, non ho visto gesti di stizza. Sono fiero della loro reazione. Certo che ora servirebbe il sostegno da parte del pubblico».

Da Spalletti a Ranieri. Che fine ha fatto la Roma che dava spettacolo?

«Di spettacolo non si parlava nean­che il primo anno di Spalletti, alla vigi­lia della striscia di undici vittorie. Era­vamo chiusi a Trigoria anche allora. Non mi va però di parlare di differen­ze tra i due tecnici, non mi sembra giu­sto. Spalletti è un pezzo di storia della Roma, ora c’è Ranieri: miglioreremo con lui».

E come?

«La squadra c’è, la rosa continua a essere valida. Io vedo un gruppo che si sta impegnando per tornare ad alti li­velli, stiamo dando tutto. Secondo me la Roma deve puntare al quarto posto, io ci credo. Sarebbe un bel traguardo, sia per la squadra che per il club».

A proposito di club. La gestione Sen­si come è vista dalla squadra?

«La famiglia Sensi ha fatto grandis­sime cose per la Roma. Io poi sono sta­to preso a dodici anni e sono stato por­tato a quello che sono oggi da loro, ci vogliamo bene. Ora è un momento di difficoltà, nessuno lo ha mai negato. Però per il bene della Roma si va avan­ti, tutti insieme. Certo che se venisse qualcuno in grado di comprare e Ibrahimovic ne saremmo felici tutti, i campioni li vorrebbe chiunque. In­tanto però dobbiamo ricominciare a pedalare».



Ranieri ha detto che non può far ri­posare nessuno. sente il biso­gno di fermarsi?

«Il mio momento è simile a quello della squadra. Non faccio la differenza, ma non sono nemmeno la zavorra. Ho sempre giocato tante partite. L'allena­tore mi vuole proteggere dalle critiche. E’ un periodo poco brillante. Ma non sono mai stato il fenomeno che da solo fa vincere le partite».

L’Europa League può essere un pe­so?

«Assolutamente no. La Roma non ha mai vinto la Coppa Uefa, ci teniamo».

Lo scudetto è già dell’Inter?

«E’ la squadra più forte, ma il discor­so per lo scudetto secondo me non è chiuso. Può succedere ancora di tut­to ».

In passato si è parlato di un interes­se del Real Madrid per lei...

«Il Real è il top. Ma chi è di Roma co­nosce altre realtà, altre leggi. Non mi lego alla mia à o alla mia società in base agli acquisti o ai risultati. Sono ti­foso della Roma da sempre, io sto be­ne qui».