GASPORT (A. CATAPANO/M. CECCHINI) - Una stanza piena di fumo e di rabbia. Intorno a un tavolo la presidente della Roma, Rosella Sensi, il marito Marco Staffoli, la sorella Silvia, e tutto lo staff dirigenziale in ordine alfabetico: Conti, Mazzoleni, Montali e Pradè.
Il convitato di pietra è la UniCredit, la banca che detiene il 49% della Italpetroli e soprattutto vanta circa 324 milioni di crediti dal gruppo. Proprio per questo ieri Il Messaggero ha scritto quanto si ipotizzava, cioè che listituto ha chiesto lannullamento dellapprovazione del bilancio 2008 dopo la rottura (unilaterale) del piano di rientro dal debito, su cui è attivo anche un arbitrato previsto da una clausola. Dopo la richiesta di pignoramenti dei 13 asset in vendita, questo è latto che teoricamente potrebbe portare alla messa in liquidazione della Italpetroli e dei suoi beni, primo fra tutti la Roma. Andrà a finire proprio così? La Sensi ruggisce. «Lipotesi del fallimento è infondata e lo dimostreremo in sedi e tempi opportuni. Noi non abbiamo attaccato, ma reagiremo. Anzi, valuteremo le colpe e chiederemo milioni di danni. Vogliamo giustizia, per noi e chi lavora nel gruppo».
Niente svendite Lazione di Unicredit, che ieri non ha voluto commentare, non equivale ad un rapido passaggio di proprietà. Per 4 ragioni. 1) I tempi della causa che, cominciando il 25 febbraio, potrebbero essere anche di 4 anni 2) Un supporto politico volto a far sì che i Sensi non restino ostaggio del debito residuo. 3) La ricerca di una partnership portata avanti da Mediobanca (advisor del gruppo). 4) La mancanza di un acquirente che offra una cifra che la proprietà ritiene congrua.
Linciaggio & Mercato «Da tempo cè un linciaggio mediatico dice la Sensi . Richieste giudiziarie sono state trasformate in sentenze. Ad esempio, i pignoramenti: una metà è stata rigettata (ma solo per vizio di forma, ndr ), laltra metà potrebbe esserlo. Se così fosse, quanti danni ci sono stati arrecati? Questo ci ha creato problemi anche sul mercato in estate e potrebbe farlo anche a gennaio. Ci sono calciatori e procuratori che ci hanno detto di no perché la proprietà non era sicura, perché temevano il fallimento. Certo, se i tifosi vogliono Etoo o Ibrahimovic allora fanno bene a cantare: 'Sensi bla bla bla' perché non possiamo averli, ma a gennaio vogliamo fare acquisti. Non siamo preoccupati per il debito, la Roma è solo il nostro asset più famoso, non il più prezioso. Siamo sempre disponibili ad ascoltare offerte. Un grande imprenditore che ama la Roma e volesse acquistarla (Angelini?, ndr ) non ha bisogno di vederla svilita se vuole fare investimenti».
Partner & Politica Sulle «protezioni » la Sensi è chiara: «Letta è un amico di famiglia e lho incontrato solo una volta. Vogliamo onorare i debiti, ma non essere trattati come delinquenti. Da 7 mesi viviamo sotto scorta senza aver ucciso nessuno. I nostri stipendi? Le allusioni non ci danno alcun fastidio». In ogni caso, in attesa dello stadio («attendiamo la legge») il lavoro per cercare soci sembra avviato. La presidente smentisce contatti con gli Emirati Arabi, ma Mediobanca avrebbe incaricato Tarek ben Ammar, ex socio di Berlusconi, di trovare partner interessati a una coabitazione o una banca che si accolli il debito con UniCredit. Non solo. È allo studio una collaborazione tecnica per amichevoli e ritiri invernali col lAl-Jazeera club dello sceicco Mansour Bin Zayed Al Nahyan, lo stesso proprietario del Manchester City. Poi, chissà, potrebbero cominciare nuovi discorsi. Titoli di coda sul duetto fra sorelle. Silvia: «Rosella è la più buona di tutta la famiglia». E se diventa cattiva? Replica la presidente: «Chi vivrà, vedrà». Si salvi chi può.