Se il Brasile diventa bersaglio

15/11/2009 alle 17:21.

IL ROMANISTA (G. DOTTO) - D'istinto non mi piace quest’ariaccia che tira sui brasiliani della Roma. Poi ci ragiono sopra e mi piace sempre meno. Sa di linciaggio. Prima ancora che discriminazione, razzismo è individuazione. Di un comodo bersaglio prima di tutto. Semplificazione del fantasma che deve dare corpo e alibi alla violenza astratta delle masse.

Prima ancora che discriminazione, razzismo è individuazione. Di un comodo bersaglio prima di tutto. Semplificazione del fantasma che deve dare corpo e alibi alla violenza astratta delle masse. La Roma non va? Addosso a Juan, Baptista e ora anche Doni e Cicinho. Il passaparola corre più contagioso della febbre suina.

Sono i brasiliani la peste. Già disossato e digerito Artur, si salva per ora Julio Sergio. Fino a quando scodinzolerà gaudente da terzo redento. L’obiezione la sento già puntata alla nuca. Ma quale razzismo, questi giocano da schifo. Il punto è proprio qui. La questione brasiliana si è spostata dal campo all’extracampo, dalla tecnica all’etica.

Non si discute più se Juan, Doni o Baptista siano dei buoni giocatori, ma si mette in dubbio la professionalità, l’onorabilità, insomma la loro decenza di uomini. In troppi hanno dimenticato che Doni ha cambiato continente per un tozzo di pane e ha giocato un campionato intero con un ginocchio di marzapane. Ha voluto la Roma come forse mai nessuno straniero prima. Che Juan ha accettato di scendere in campo nella partita decisiva contro l’, pur avendo la stessa dotazione di Enrico Toti in fatto di gambe. E che da allora, dopo essersi rotto ancora, ci va di piombo. Forse con qualche ragione. Che Cicinho si è sfasciato il ginocchio. E che Baptista si è prestato senza fiatare a giocare ovunque. Trattato come un criminale, il giorno in cui si è permesso di esprimere innocenti riflessioni da uomo libero.

Non sono fenomeni? E’ colpa loro se sono stati percepiti e accolti come tali? Nel deserto dei Loria e degli Esposito, sembrano meraviglie anche le palme da dattero. Amano morbosamente la maglia della loro Nazionale? Lo sanno anche i sassi che per i brasiliani di maglia ce n’è una sola, quella del Brasile.