
IL ROMANISTA (S. PETRUCCI) - Che fine ha fatto Pippo Marra? Sta alla grande. Non scrive, per ora, lettere ai Corinzi, né per fortuna ai romanisti. Ma vive e lotta insieme a noi. Pardòn, insieme a loro. Alle Sensi, ai loro problemi, alle loro ansie.
Anche a costo di distogliere tempo ed energie dallimpero editoriale che ha costruito, sotto una sigla non poco autoreferenziale ("Piemme", vale a dire Pippo Marra), attorno allAdn Kronos, lagenzia di stampa fondata da Pietro Nenni e da lui rilevata a fine degli anni Settanta.
Davanti allamicizia, per leditore-cavaliere del lavoro - appunto - non cè lavoro che tenga. E sabato scorso, infatti, quando la gran parte di voi si dedicava con ogni probabilità allo shopping, al riposo, al weekend senza campionato, insomma ai fatti propri, il cavalier Marra non si è risparmiato. Per unoretta è stato ospite di Gianni Letta, a Palazzo Chigi. Qualcuno ha detto che nellufficio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, leminenza grigia per eccellenza del Paese, ci fosse anche Alessandro Profumo, che in realtà era a Milano.
Non serviva del resto la presenza fisica dellamministratore delegato del gruppo Unicredit per parlare della crisi di Italpetroli, del complesso intreccio di alleanze e di protezioni messe in campo per difendere le Sensi dallaggressione dei creditori, delle soluzioni da trovare per evitare - quanto meno per limitare - lerosione del patrimonio delle eredi del compianto presidente della Roma; in particolare per consentire di escludere
dallassalto delle banche il possesso del club, unica vera fonte di reddito (e di potere) della famiglia che lo detiene ormai da sedici anni.
Proprio per questo il cavalier Marra ha da tempo chiesto aiuto al potentissimo Letta, che non a caso nella sede del governo ha già ricevuto la stessa Rosella. E nellambito di questo importante contatto che è scaturita, tra laltro, lidea di affidare i destini patrimoniali della famiglia Sensi a Cesare Geronzi, il numero uno di Mediobanca un tempo non poco inviso a Franco, che ha di fatto creato uno scudo di rara efficacia a copertura dei debiti di Italpetroli e, di conseguenza, dei desideri dei suoi amministratori.
Pippo Marra si è speso spesso in questo senso, specie da un anno a questa parte. E lui il grande stratega del piano che punta alla conservazione dellultimo gioiello di famiglia, costi quello che costi. Toglieteci tutto, ma non la Roma,il grido di dolore partito da Villa Pacelli. Lamico-consigliere lo ha raccolto, si è schierato
pubblicamente, con le due lettere ai tifosi che sapete e anche con quella inviata al "Romanista" a inizio novembre 2008, nella quale si definiva "amico di Rosella Sensi, come dell indimenticabile padre Franco. Amico vero, per chi lo sappia, lo si è sempre: nel tempo buono e in quello cattivo".
Soprattutto, è sceso in campo con tutto il peso della rete di conoscenze che ha pazientemente assemblato in decenni di assidue frequentazioni. Esperto come pochi di sussurri romani, taciturno e concreto, riservato e astuto, Marra bazzica i palazzi del potere da una vita. Calabrese di Castelsilano, provincia di Crotone, un paese con poco più di mille anime a quasi mille metri daltidudine e una strana storia: nacque con il nome di Casino, ma guarda un po; a maggio del 1950, per levidente sconvenienza del toponimo, lamministrazione di Stato ne cambiò la denominazione con quella attuale.
Marra vive a Roma dagli anni Sessanta. In gioventù missino della corrente di Arturo Michelini, ha attraversato quasi quattro decenni di politica cambiando rotta con fiuto degno di uno skipper di Alinghi, cavalcando le onde spesso sovrapposte della marea Dc-Psi. Amico personale di Vincenzo Scotti, dei Leone, di Salvatore Tatarella, di Eugenio Cefis, di Lamberto e Donatella Dini, di Claudio Signorile, di Bettino Craxi, soprattutto di Francesco Cossiga, di cui è stato letteralmente lombra, ha navigato qualsiasi mare e annusato qualsiasi vento, diplomatico e trasversale, determinato e scaltro.
Conoscere e frequentare bene pare il suo motto. Accompagnarsi con i potenti, accudirli e rispettarli la sua regola di vita. Giusto un mese fa, premiato come imprenditore di successo dallassociazione "Calabresi nel mondo", è uscito dalla cerimonia cui erano presenti il sindaco Alemanno e lo stesso Letta a braccetto con un distinto signore americano anche lui originario di Crotone: si chiama Leon Panetta, avvocato, accademico, esponente del partito democratico statunitense; soprattutto direttore generale della Cia da gennaio di questanno, per designazione di Barack Obama.
Vicino a Franco Sensi da sedici anni, come raccontò lui stesso con quella prosa enfatica e farcita di riferimenti storico-esoterici, nella sua celebre prima lettera ai tifosi giallorossi, è il più feroce difensore degli interessi dei proprietari della società per la quale non ha mai tifato: un popolare sito, "Romatiamo", pubblica da mesi spietatamente una sua foto con il berretto della Lazio calcato in testa, scattata allOlimpico in occasione del derby del 17 dicembre 2000, quello deciso dallautogol di Paolo Negro.
Gusti sportivi a parte, non ha mai lasciato Rosella da sola: fu proprio nel salotto della sua casa romana con vista su Montecitorio (ha anche una villa fuori porta, a Formello: un caso?) che a fine luglio del 2007 il presidente della Roma e Massimo Moratti raggiunsero laccordo per il passaggio di Chivu allInter. Ed è frutto del suo genio di comunicatore, come ha rivelato più di un testimone e non è mai stato smentito, la storia dellofferta araba che nellestate del 2008 fece saltare definitivamente la trattativa con Inner Circle.
Ora, da settimane, spendendo amicizie al solito potentissime (neanche a dirlo, è in eccellenti rapporti anche con Silvio Berlusconi), il cavalier Pippo sta lavorando a unaltra formidabile impresa di salvataggio. Unimpresa che costituirebbe il suo capolavoro di grande tessitore di trame politico-finanziarie. Al fianco di Geronzi, sta provando a cedere a una banca asiatica - araba o indiana, si dice - il debito di Italpetroli nei confronti di Unicredit. Gli stranieri si accollerebbero i 300 milioni dovuti allistituto di Profumo, aprendo una nuova linea di credito al gruppo petrolifero ormai in default, in cambio di una solida garanzia: la Roma 2000, la società che controlla lAs Roma. Unoperazione che farebbe evaporare la pressione di Piazza Cordusio sulle
Sensi, garantendo il tempo necessario per rivalutare (o comunque cedere senza affanni) gli asset già in ballo, dai terreni di Torrevecchia ai depositi di Civitavecchia e Gioia Tauro, e magari per arrivare a dare corpo al sogno-stadio.
Di sicuro, per mantenere ancora saldamente le mani su Trigoria. Un intreccio complicato, ai confini dellimpossibile. Ma la strada battuta dal potente amico dei potenti è questa. Capito che fine ha fatto Pippo Marra? Ma piuttosto: che fine farà la Roma?