IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Solita Roma e solito deserto. Vittoria racchia ma utile. Ci serve a raccontarci la favola che siamo ancora in lotta su tre fronti. Orribile tutto il resto. A partire dal pathos da operetta con cui la signora Sensi accoglie il triplice fischio finale. Un sorriso liberatorio che dà la misura di quanto siamo caduti in basso. Maledizione, qualcuno le spieghi in fretta che atteggiare a favore di telecamera lo scampato pericolo, darsi il cinque (metaforico) con il consorte, per aver battuto domenica la peggiore squadra del campionato e ieri sera la peggiore squadra di Londra, dopo aver giocato da schifo, ci fa ..
Lo schema di Claudio Ranieri? La somma dei due fratelli Riise. Di piede e di stinco ci regalano l1 a 1 contro un Fulham modesto di suo e ridotto prima in dieci e poi in nove dallarbitro Blom, smanioso di compensarci per il pacchiano rigore negatoci nel primo tempo. Claudio Ranieri ci mette quarantacinque minuti netti per capire quello che è chiaro a chiunque di noi, barbieri, birrai, carpentieri, dopo mezzo secondo. Che Cassetti dietro e Cicinho davanti sono una palese sgrammaticatura calcistica, uno sfondone da rosso, come scrivere cuore con la q. Cicinho là davanti, spalle alla porta, è come una valigia dimenticata da un turista distratto.
Laltra valigia è Baptista. Ci vuole meno di mezzo secondo per capire che lui e Okaka sono fatti per non capirsi. Chuka si rifà nella ripresa con la capocciata della vita, ma è una capocciata nel deserto. Morale della favola? Non cè favola e non cè più morale. La cosa più triste? I tifosi. I quindicimila eroici di ieri sera. La loro struggente confusione, che è poi anche la nostra, del non saper più che fare, se ridere o piangere, fischiare o incitare. Sì, abbiamo perso la Roma e ora anche la bussola.