Passione sportiva e indulgenza, sempre in sintonia col presidente

11/11/2009 alle 10:00.

CORSPORT (L. CASCIOLI) - Una vecchia fotografia, scattata nel 1991, mostrerà un giorno, alla fugge­vole curiosità dei visitatori dell'erigendo Museo della Roma, una elegante figura di donna, sorpresa dall'obiettivo nell'atto di ricevere, emozionata e sorridente, la Cop­pa Italia. Sorride, sulla pista dell'Olimpi­co, alle note della canzone di Venditti, le cui note rimbalzano sotto la tettoia. Sulle spalle, attorno alle braccia e al collo, ha una morbida sciarpa di seta gialla e ros­sa. Questa fotografia, più di ogni altra, po­trà parlare nell'avvenire lontano di quello che fu il destino di colei che fu la prima collaboratrice del grande Dino Viola e ne raccolse il timone dopo la morte precipi­tosa che ci lasciò tutti ..



In lei avevo ammirato la compagna fe­dele, la cui voce era sempre in sintonia con quella del Presidente. In lei avevo ammirato la donna, sul cui volto c'era sempre il riflesso di un sorriso regale. In lei avevo ammirato la passione sportiva, sempre piena di indulgenza per i giocato­ri e per il tecnico. Adesso ammiravo in lei il dirigente, così naturale nella sua affabi­lità da far capire a tutti che non s'era af­fatto improvvisata in quel ruolo, ma che, accanto al grande Dino Viola, aveva gui­dato la Roma in simbiosi con lui.



Alla Roma è capitato questo destino: è toccato a due donne guidarla nei momenti più difficili. Fu la signora Flora a do­versi assumere l'ònere della presidenza dopo la morte di Viola. E lo fece con la re­gale signorilità di una sovrana, regnando il tempo necessario a passare lo scettro di mano. E' toccato a Rosella Sensi pren­dere in mano il timone della società dopo la scomparsa del padre, in un contesto obiettivamente più difficile. Quando morì Viola c'erano Franco Sensi e Mezzaroma in corsa per rilevare la società, poi scia­guratamente scavalcati da Ciarrapico.

Oggi ci vorrebbe un altro Franco Sensi per far uscire la Roma dalla palude in cui si è andata a cacciare, ma non se ne intra­vede la traccia. Intanto se n'è andato un altro dignitoso e sorridente pezzo di storia. Flora Viola sorrideva sempre. Sorrideva luminosa­mente nelle vittorie e sorrideva con bona­rietà nelle sconfitte. Con lei la Roma dipa­nava le sue vicende come un soffice gomi­tolo di lana. Sapeva molte cose della Ro­ma, ma facevano parte di segreti assolu­tamente personali. La sua complicità con il grande Presidente stava tutto in quella sua impenetrabilità, talvolta così fine­mente, così gentilmente mascherata di cordialità. “Anche il silenzio”, mi disse una volta, “è verità”. Il silenzioso sorriso della signora Flora sapeva racchiudere più storia di tanti romanzi.