
CORSPORT (L. CASCIOLI) - Una vecchia fotografia, scattata nel 1991, mostrerà un giorno, alla fuggevole curiosità dei visitatori dell'erigendo Museo della Roma, una elegante figura di donna, sorpresa dall'obiettivo nell'atto di ricevere, emozionata e sorridente, la Coppa Italia. Sorride, sulla pista dell'Olimpico, alle note della canzone di Venditti, le cui note rimbalzano sotto la tettoia. Sulle spalle, attorno alle braccia e al collo, ha una morbida sciarpa di seta gialla e rossa. Questa fotografia, più di ogni altra, potrà parlare nell'avvenire lontano di quello che fu il destino di colei che fu la prima collaboratrice del grande Dino Viola e ne raccolse il timone dopo la morte precipitosa che ci lasciò tutti ..
In lei avevo ammirato la compagna fedele, la cui voce era sempre in sintonia con quella del Presidente. In lei avevo ammirato la donna, sul cui volto c'era sempre il riflesso di un sorriso regale. In lei avevo ammirato la passione sportiva, sempre piena di indulgenza per i giocatori e per il tecnico. Adesso ammiravo in lei il dirigente, così naturale nella sua affabilità da far capire a tutti che non s'era affatto improvvisata in quel ruolo, ma che, accanto al grande Dino Viola, aveva guidato la Roma in simbiosi con lui.
Alla Roma è capitato questo destino: è toccato a due donne guidarla nei momenti più difficili. Fu la signora Flora a doversi assumere l'ònere della presidenza dopo la morte di Viola. E lo fece con la regale signorilità di una sovrana, regnando il tempo necessario a passare lo scettro di mano. E' toccato a Rosella Sensi prendere in mano il timone della società dopo la scomparsa del padre, in un contesto obiettivamente più difficile. Quando morì Viola c'erano Franco Sensi e Mezzaroma in corsa per rilevare la società, poi sciaguratamente scavalcati da Ciarrapico.
Oggi ci vorrebbe un altro Franco Sensi per far uscire la Roma dalla palude in cui si è andata a cacciare, ma non se ne intravede la traccia. Intanto se n'è andato un altro dignitoso e sorridente pezzo di storia. Flora Viola sorrideva sempre. Sorrideva luminosamente nelle vittorie e sorrideva con bonarietà nelle sconfitte. Con lei la Roma dipanava le sue vicende come un soffice gomitolo di lana. Sapeva molte cose della Roma, ma facevano parte di segreti assolutamente personali. La sua complicità con il grande Presidente stava tutto in quella sua impenetrabilità, talvolta così finemente, così gentilmente mascherata di cordialità. Anche il silenzio, mi disse una volta, è verità. Il silenzioso sorriso della signora Flora sapeva racchiudere più storia di tanti romanzi.