IL ROMANISTA - E due, ma martedì diventeranno tre per iniziativa del senatore Idv, Stefano Pedica. Terrazza Caffarelli, Campidoglio, la Roma delle basiliche sullo sfondo, dopo quella al Senato è stata presentata ieri una seconda proposta di modifica dellarticolo 9 della legge Amato. Firmata dai deputati del Pdl Claudio Barbaro e Paola Frassinetti (peraltro, membri entrambi della Commissione cultura che in questi giorni sta esaminando la riforma sugli stadi), punta a cancellare quello che viene definito «un mostro giuridico».
Se oggi ricevessi un Daspo di cinque anni dal Questore, e per quello stesso reato da stadio venissi condannato nel 2014 a cinque anni di interdizione, potrei rientrare in un impianto solo nel 2019. In pratica, i precedenti anni di Daspo non conterebbero nulla per il giudice. A differenza, e questa è lanomalia più grave, di quanto avviene con le misure cautelari: il periodo passato tra le sbarre prima di un processo deve essere scalato dalla condanna definitiva. Una possibilità, anzi una necessità, che viene prevista dal nuovo articolo 9. «Le leggi spezzatino, figlie dello sgomento e del sensazionalismo, andrebbero evitate», commenta il presidente dellAssociazione difesa consumatori sportivi, Antonella Bellucci. «Nelle curve - ricorda la Bellucci - cè anche chi fa volontariato». Gente normale. «Gente che, a forza di provvedimenti repressivi, non va più allo stadio», sottolinea Barbaro, facendo riferimento alle determinazioni del Comitato di analisi del Viminale. Un dicastero che fa capo a Maroni, stessa coalizione di Barbaro ma diversa sensibilità quando si parla di ultras. Che «vogliono governare gli stadi», secondo il Ministro. Sempre più, ormai, solo secondo.