La Roma sta perdendo la sua gente

02/11/2009 alle 09:52.

CORSPORT (P. TORRI) - C’era una volta l’Olimpico romanista. Una media di tre volte a settimana si colorava di giallorosso. Si sentivano canti e cori, si percepiva amore e passione, si veniva trascina­ti, si sentiva sulla pelle un’energia giovanile pure se gio­vani non si era più...


Non c’è più. Forse so­no rimasti amore e pas­sione, peraltro trasfor­mati in delusione e rab­bia. Non c’è più quel­l’Olimpico perché non ci sono più o quasi i ti­fosi della Roma. Sem­pre meno, sempre più arrabbiati e preoccupati. Al punto di regalarci, si fa per dire, ieri, un inedito. Il gol fi­schiato. Non quello del , quelli della Roma. Roba che faccia­mo fatica a comprendere e che se ce l’avessero raccontata, non ci avrem­mo creduto. Ma è successo pure que­sto in una stranissima domenica di assenze, silenzio, striscioni inizial­mente non esposti, cinque minuti di black-out in ricordo di Stefano Cuc­chi che prima o dopo ci dovranno spiegare come sia morto, cori,
­stazione, vuoti sempre più grandi in tribuna e non solo, lanci di uova e sas­si al pullman gialloros­so che arrivava allo sta­dio e una corona di fio­ri non proprio d’amore fatta vedere ai giocato­ri poco prima che en­trassero allo stadio.


Anche in i seggiolini sono blu. Lo abbiamo scoperto ieri. In precedenza non ci era mai capita­to di vederli, esaurita in abbonamen­to,


da anni. E’ chiaro, lo sapevamo pure prima, ma quello che vogliamo dire è che la desertificazione dello stadio Olimpico ha portato anche gli abbonati a rimanere a casa, forse da­vanti al televisore, ma pure questo non è detto. Nelle ultime tre partite casalinghe, la Roma ha staccato in tutto circa novemila biglietti, poco più di tremila ieri e cinquecento di questi a tifosi del . Ci sembra l’immagine più veritiera di quello che in questo momento è il rapporto tra la gente romanista e loro squadra. Si sono persi oltre cinquemila abbona­menti (si è scesi a quo­ta ventiquattromila, meno della Lazio) in questa stagione e pure chi l’ha fatto ora prefe­risce la domenica fuori porta piuttosto che pre­sentarsi dove si era sempre presentato quando la Roma giocava. E chi si presenta, in una chiarissima maggioranza, lo fa per fi­schiare, spernacchiare, contestare, inveire. E’ successo pure ieri. Senza sconti per nessuno. A partire dalla squadra fischiata già nel riscalda­mento prepartita, fischiata durante la gara, fischiata anche alla fine nono­stante tre punti in più classifica che, almeno per il momento, sono serviti ad allontare pensieri a cui da questi parti non è che si sia abituati.


Contestazione, insomma. Generale. La Sud in questo senso si è esposta da tempo, la Nord è sulla stessa lun­ghezza d’onda, ieri an­che in tribuna Tevere il pensiero di chi la abita, è stato esposto con uno striscione all’inizio del­la partita, che cosa ab­biamo fatto di male per meritarci una Roma così?, mentre in Sud veniva esposto un altro striscione con sopra scritto Vergogna.

Sarà il caso di interrogarsi su que­sta diaspora del tifoso romanista. Cercando magari di trovare anche qualche altra risposta. Perché se la Roma, come sta succedendo, perde pure i suoi tifosi, il futuro è ancora più nero.