Io sarò a Testaccio Ranieri ai campi elisi

03/11/2009 alle 10:36.

IL ROMANISTA (F. STINCHELLI) - Claudio Ranieri, rivestiti i panni del testaccino, fa la faccia feroce per dire ai tifosi:”Avete torto a incazzarvi con la Roma...la Roma non si discute, si ama…più v’incazzate e più fate il male della Roma”. Fin qui Claudio Ranieri. Ora mi permetto, io che testaccino di nascita non sono, ma che di Rome ne ho viste tante più di lui, di domandare al testaccino Claudio:”Quale sarebbe la Roma di cui i contestatori, a suo dire, farebbero il male?”. La Roma da amare, secondo lui, sarebbe – non ci perdiamo in circonlocuzioni - , quella di Rosella e del principino consorte, della zia Angela e della signora Maria, di Enrico Bendoni ..



Questa semplice, elementare realtà, il tifoso romanista, che non è incazzato, ma, molto peggio, disamorato,

l’ha capita talmente bene che ai sullodati, Ranieri compreso, ultimo incolpevole sopravvenuto, non ne perdona più nessuna. Per capirci meglio, vorremmo precisare che l’inclita plebe, domenica all’Olimpico, non se l’è mica presa per il vaffanculo elargitole dal buon Perrotta, no, figurarsi, del vaffa neppure si è accorta. La

plebe s’è imbufalita, invece, rivedendo e risoffrendo il sospiro di sollievo e liberazione sfuggito dal seno di Rosella, a vittoria rata. Un sospiro che l’ha detta lunga, troppo lunga, nel senso del ‘tirare a campare’. Il tifoso ‘disamorato’, che ha cuore e mente per ragionare e ricordare, teme quel ‘tirare a campare’ come la peste.

Perché a Roma, nella Roma, si tratta di peste antica: imperversò dal dopoguerra dei Baldassarre, dei Restagno e dei Vaselli fine al lacrimoso cardinalato di Gaetano Anzalone, per interrompersi di colpo con la rivoluzione Viola. Furono anni, interminabili anni, di pane e cicoria, amarissimi: una Rometta che a noi vecchi patiti parve (e pare) senza fine, e che buona parte degli attuali giovani ‘grognards’ conosce solo per sentito dire.



E che, forse, proprio per questo, teme di più: un male oscuro, un insidia perversa, una maledizione ineluttabile

Tale è l’aria che, al momento, tira in e oltre, e di quest’aria il Mister non ha avuto il minimo sentore. Sennò avrebbe capito che nessuno ce l’ha con lui, neppure come ‘complice’ dell’ultimo giorno…


Ce l’hanno invece con la maledizione del sensiano ‘tiriamo a campare’, dietro cui si cela lo spettro della Rometta. Questa sera, io tornerò a Testaccio, rispondendo all’appello di Fabrizio Grassetti, eroe eponimo del

dopo-Viola e dopo-Sensi: è lui, infatti che, impavido, vuol celebrare ‘coi sopravvissuti’ – ha detto proprio così - , l’ottantesimo dall’inaugurazione della mitica ‘tana’ giallorossa. Be’, ci fosse anche il Mister Testaccino, sarebbe una bellezza. Ma è follia sperar: lui ormai risiede altrove, nei Campi Elisi del ‘tiriamo a campare’, lontanissimi dal Campo Testaccio.