
IL ROMANISTA (G. DOTTO) - Gianfranco Giubilo, con la morte nel cuore e tutto il rispetto che si deve a un totem, sui baffi di Vucinic hai preso un granchio. Non si possono guardare, così hai detto e così sei stato intercettato nelletere.
Protesto. Dissento. Quei baffi li portavano Errol Flynn e Amedeo Nazzari. Come dire, il generale Custer e tutto il cinema dei telefoni bianchi. Addosso a Mirko, sono un capolavoro proprio per il loro sfrenato anacronismo. Uno scandalo allegro e retrò nella fauna modaiola dei calciatori. Solo un bislacco adorabile come lui poteva sfoggiarli con tanta incoscienza quei baffi, così assurdi da sembrare posticci.
Si capisce che Mirko sta cercando da un pezzo la sua faccia. Tutti lo facciamo, fino a quando, più o meno dopo i cinquanta, ognuno ha ed è la faccia che si merita. La speranza è che Mirko si sia liberato per sempre della faccia nazarena, quella barba incolta da calli doloranti, che troppo somiglia alla sua luna peggiore. Prima di quella definitiva, bisogna darsi allo specchio, in qualunque modo, truccando,
sforbiciando, manipolando, la faccia che ci proietti in quello che forse non siamo ma vorremmo essere. I baffi di Mirko sono uno spasso.
Lo promuovono a moschettiere, lo fanno audace e sfrontato. Ma il ragazzo è instabile. Il timore è che, nel frattempo, siano già caduti.