Il gioco di Ventura può segnare un’epoca

20/11/2009 alle 10:52.

CORSPORT (A. POLVEROSI) - Ventura li ha presi tutti in contropiede. Nessu­na squadra è riuscita finora a trovare l’anti­doto al gioco del Bari, specialmente alla forza e alla velocità che mettono i suoi esterni nella fa­se finale dell’azione. Non vorremmo esagerare, ma anche in passato l’effetto del gioco di una formazione pugliese fu sorprendente per tutta la serie A, fino a segnare un’epoca. Era il Foggia di Zeman che giocava col 4-3-3. Il Bari di Ven­tura si è spinto un po’ più avanti, o meglio, si è allargato un po’, puntando, nei momenti di pos­sesso palla, sul 4-2-4...



LE ALI - E’ vero, come indicano i numeri, che il reparto più forte è la difesa (appena 7 gol subi­ti, in Italia nessuno ha fatto meglio), ma il gioco d’attacco dei baresi è straordinario. Qualcosa del genere si era visto anche l’anno scorso col Pi­sa (ricordiamo un fantastico 4-1 a Empoli, con­tro la squadra allenata allora da Silvio Baldini), prima che la situazione sprofondasse. Ventura punta sulle ali, sui tagli, sulla velocità di un giocatore che sembra fatto apposta per quel tipo di calcio, Edgar Alvarez, titolare della nazionale dell’Honduras. E’ in Italia dal 2004, ma nessuno si era accorto di lui se non per la velocità pazzesca dei suoi scatti e dei suoi allunghi. A Bari ha unito a queste doti atletiche un pizzico di quali­tà ed è diventato un giocatore fondamentale.



IL GRUPPO - Ma c’è di più dietro la costruzione di una squadra che in B, con in panchina, aveva entusiasmato fino a credere che fosse im­possibile imitarne le gesta. Invece il Bari di og­gi è andato oltre, grazie alle scelte di Perinetti e al gruppo messo insieme da Ventura che ha sa­puto recuperare al calcio italiano giocatori che sembravano persi come Donati e soprattutto co­me Almiron, uno dei migliori anche nell’ultima gara contro il Livorno. Le scelte della difesa so­no da applaudire: i due Masiello, più Ranocchia e Bonucci e alle loro spalle una garanzia come Gillet. Un muro fatto non solo di muscoli ma an­che di tecnica.

Diciotto punti sono tanti per una neopromos­sa, però alcuni li ha lasciati per strada. Per esempio, a Milano, sia con l’Inter che col Milan, meritava tranquillamente di vincere. Questo è il suo difetto peggiore: sbaglia troppo sottoporta per il gioco prodotto da tutta la squadra. Il pro­blema, paradossale solo in apparenza, è che in zona-gol il Bari arriva a una velocità folle e per questo diventa difficile dosare bene l’ultimo pas­saggio.